LA VENERAZIONE DI MARIA E DEI SANTI NELLA CHIESA ORTODOSSA (2)

Nel 2007 il teologo ortodosso padre John Morris pubblicò sulla rivista “The world” un fondamentale testo che aiuta a comprendere l’importanza della devozione per la Madre di Dio e i Santi nella Chiesa ortodossa. Lo riproponiamo, in parti successive, per gli amici de “I sentieri dell’icona”.

di padre John Morris
Il significato primo e fondamentale della Vergine Maria per la Chiesa è il rapporto tra la venerazione della Theotokos e la dottrina ortodossa. Per i cristiani ortodossi non ci può essere Chiesa senza dottrina ortodossa. Nel 1672 il Sinodo di Gerusalemme ha decretato, “Crediamo che siano membri della Chiesa cattolica tutti i fedeli, e solo i fedeli, che, invero, avendo ricevuto la fede immacolata del Cristo Salvatore, da Cristo stesso, dagli Apostoli e dai santi Concili ecumenici, aderiscono alla stessa senza esitazioni … “La Chiesa non è una società di pensatori e filosofi, ma è il Corpo di Cristo dedicato ad annunciare il Vangelo al mondo. La Chiesa non è dedicata alla ricerca di nuove conoscenze su Dio, ma è invece dedicata a preservare e trasmettere la conoscenza di Dio, donataci da Cristo e dagli Apostoli. Sant’Ireneo di Lione scriveva: “Dove è la Chiesa, là c’è lo Spirito di Dio, e dov’è lo Spirito di Dio, lì è la Chiesa, e ogni tipo di grazia, ma lo Spirito è verità”.

La venerazione della Vergine Maria svolge un ruolo importante nella conservazione della dottrina ortodossa, perché l’onore reso a lei è l’espressione della cristologia o dottrina ecclesiale su Cristo. Il titolo più importante di Maria è “Theotokos”, che significa “colei che ha partorito Dio”. Questo termine, approvato dal terzo Concilio Ecumenico, il Concilio di Efeso nel 431, esprime la convinzione che il figlio della Vergine era Dio dal momento stesso del suo concepimento. Questo elimina falsi insegnamenti come l’adozionismo, che dichiarava che Cristo era un uomo buono adottato da Dio per essere suo figlio, e il nestorianesimo, che si è avvicinato a insegnare che Cristo era solo un uomo ispirato. Come San Giovanni Damasceno ha scritto: “…è veramente Madre di Dio colei che ha dato alla luce il vero Dio che ha preso carne da lei … Perché la santa Vergine non ha dato vita ad un semplice uomo, ma al vero Dio e, non Dio semplicemente, ma Dio fatto carne“.

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Tra tutte le dottrine, l’Incarnazione è centrale per i cristiani ortodossi. Come ha scritto Vladimir Lossky, “la teologia orientale non pensa mai alla Chiesa al di fuori di Cristo e dello Spirito santo.” Come insegnano le sacre Scritture, “Cristo è il capo della Chiesa.” La Chiesa è il Corpo di Cristo. Pertanto, al fine di comprendere cosa sia la Chiesa, si deve capire chi è Cristo. Correlata alla dottrina dell’incarnazione è la dottrina della nascita verginale, che non è solo la fede nella capacità di Dio di fare miracoli. La Chiesa ortodossa crede nella sovranità di Dio sulla creazione. Così, Dio non è vincolato da conoscenze umane sul funzionamento della creazione, ma “ogni qualvolta Dio vuole, l’ordine della natura è superato…” Tuttavia, la dottrina della nascita verginale di Cristo ha un significato molto più profondo, come proclama che “…il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, pieno di grazia e di verità, e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre,” Gesù Cristo è veramente il Figlio di Dio, non un uomo divinamente ispirato accettato da Dio a causa della sua giustizia. Attraverso la nascita verginale Dio si è davvero fatto uomo, non solo metaforicamente e simbolicamente, ma realmente. In Cristo, Dio si è fatto fisico, come gli esseri umani sono fisici. Questo è importante perché gli ortodossi credono, come ha scritto san Gregorio Nazianzeno, “ciò che non è assunto non è guarito.” Da Maria, Dio assume tutto ciò che è umano, per perfezionare ciò che è umano e unire l’umanità a se stesso. Nella festa della Natività della Madre di Dio, l’8 settembre, i cristiani ortodossi proclamano che, attraverso l’incarnazione, “… la creazione di noi esseri terreni è stata rinnovata, e noi stessi siamo stati rinnovati dalla corruzione alla vita immortale.” In un altro inno cantato al sabato sera ai Vespri in Tono sesto, i cristiani ortodossi onorano la Vergine Maria con le parole: “Poiché il Figlio unigenito sorge senza tempo dal Padre, si è incarnato in te in modo inspiegabile. Lui, che essendo Dio per natura, divenne per amor nostro uomo per natura, non diviso in due persone, ma conosciuto in due nature, senza mescolanza o confusione.” Un altro inno alla Vergine Maria proclama:” Tu sei la predicazione dei profeti, o vergine Theotokos, la gloria degli Apostoli e l’orgoglio dei Martiri, il rinnovamento di tutta la stirpe dei terrestri. Per mezzo tuo noi siamo riconciliati con Dio”.

La Chiesa Ortodossa celebra le due nature di Cristo, la natura umana ricevuta dalla Beata Vergine e la natura divina generata dal Padre, come espresso dalla Chiesa nel Concilio di Calcedonia attraverso molti dei suoi inni alla Beata Vergine. Ad esempio, un inno dai Vespri del sabato sera in Tono ottavo contiene un’espressione molto articolata dell’insegnamento di Calcedonia e dei padri sull’incarnazione e sulle due nature di Cristo:

In verità, il re del cielo, per il suo amore per l’umanità è apparso sulla terra, ed è vissuto con gli uomini, perché prese per sé un corpo dalla pura Vergine. E da lei è uscito dopo il parto, quale unico figlio, duplice per natura ma non per persona. Perciò, confessiamo, predicando la verità che Cristo nostro Dio è Dio perfetto e uomo perfetto. Pertanto, o Madre che non hai sposo, ti supplichiamo di avere misericordia delle nostre anime.

La dottrina delle due nature di Cristo è relativa ad una discussione della Chiesa, perché, come Cristo, la Chiesa ha due nature, quella umana e quella divina. Così, la Chiesa, che è una istituzione divina, è fatta anche di uomini e donne peccatori. Per questo motivo, i cristiani ortodossi credono che la Chiesa stessa è perfetta e senza peccato, anche se alcuni dei suoi membri sono ancora in fase di guarigione dal peccato. Quindi, anche se la Chiesa non può peccare, il popolo della Chiesa, compresi i suoi dirigenti, può cadere nel peccato.
(II-continua)