LA CHIESA ORTODOSSA DI SANREMO: CENT’ANNI DI FEDE, ARTE E STORIA
|La chiesa ortodossa russa di Sanremo (Imperia), dedicata alla memoria di Cristo Salvatore e dei santi Caterina Martire e Serafino di Sarov, festeggia nel 2013 i cent’anni di storia. Lo fa, in particolare, con una conferenza in programma per martedì 28 maggio, alle 17.30, organizzata nell’ambito dei “Martedì letterari” della cittadina ligure, a cui è atteso anche il prof. Mikhail Talalav, dell’Accademia russa di San Pietroburgo, che, attraverso immagini e documenti storici, ripercorrerà le vicende che portarono all’edificazione del sacro edificio.
Le origini, secondo quanto riferisce il sito Internet della stessa chiesa www.ortodossia-russa.net, affondano le radici alla fine dell’Ottocento, quando l’aristocrazia russa, seguendo l’esempio della zarina Maria Aleksandrovna, moglie dello zar Alessandro II, che trascorse a Sanremo l’inverno tra il 1874 ed il 1875, scelsero la cittadina come meta privilegiata dei loro soggiorni invernali. In segno di riconoscenza la sovrana donò a Sanremo alberi di palma tuttora in parte visibili lungo l’arteria oggi chiamata “passeggiata Imperatrice”, che conduce verso la chiesa e il vicinissimo, famoso Casinò. Tra i membri della famiglia imperiale, il granduca Aleksej Michajlovic, malato di tubercolosi, fu a Sanremo per curarsi nel 1895, ma vi morì all’età di soli venti anni e fu poi sepolto nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo. Verso la fine del ‘800 l’idea della costruzione della chiesa prese definitivamente corpo tra i membri della colonia russa, ma il progetto venne a lungo rimandato a causa dell’assenza di mezzi finanziari.
Solo nel 1910 venne costituito il Comitato “di sorveglianza”, denominato in seguito “di fabbriceria”, con a capo l’ex procuratore-capo del Santo Sinodo (massima autorità della Chiesa russa) il senatore Sabler, che nel 1882 aveva trascorso sei mesi a Sanremo per curarsi. Secondo le sue parole, egli “…aveva visto di persona quanto fosse necessaria la chiesa in una città visitata da molte migliaia di malati”. Con il decreto imperiale del 12 marzo 1912 n° 9938 firmato dallo zar Nicola II, il Santo Sinodo, ascoltata la proposta del procuratore-capo, approvò il Comitato costituito per l’erigenda chiesa di Sanremo, e permise “di condurre ovunque in Russia la raccolta d’offerte”: l’Imperatore vi contribuì personalmente con duemila rubli d’oro. Il Comitato individuò un bellissimo appezzamento di terreno in centro città, di fronte alla stazione ferroviaria e, simbolicamente, all’inizio di Corso Imperatrice; tale terreno fu acquistato, nel maggio 1912, con i diciottomila rubli raccolti. Gli schizzi della costruzione furono eseguiti dall’architetto Scusev, poi “firma” del Mausoleo di Lenin sulla piazza Rossa a Mosca ma allora celebre esperto di architettura religiosa. A Sanremo l’architetto sostò durante un viaggio per Bari, dove seguiva i lavori di edificazione della chiesa di S. Nicola. I progetti definitivi, sottoposti all’approvazione delle autorità italiane furono però presentati dall’architetto Pietro Agosti, il quale può essere considerato il costruttore principale dell’opera.
La prima pietra fu posata il 9 dicembre (26 novembre, secondo il calendario giuliano) da padre Nikolaj Akvilonov di Mentone, alla presenza di numerosi cittadini di Sanremo. Per la progettazione del tempio, l’architetto Scusev trasse ispirazione dall’architettura di Mosca e Suzdal’ dei secoli XVI-XVll, rifacendosi in particolare agli ornamenti della chiesa di San Pietroburgo “il Salvatore sul sangue”. Il volume principale del tempio, di forma quasi cubica, è coronato da “kokosniki” (copricapi tradizionali delle donne russe) e da cinque cupole. La chiesa è orientata, secondo la tradizione, ad oriente “verso Gerusalemme”. Alla parte orientale è annessa l’abside, a quella occidentale il nartece, mentre il campanile si staglia presso il muro meridionale. L’altezza complessiva dell’edificio, compresa la croce, raggiunge i 50 metri circa. L’”ossatura” principale fu eretta in soli cento giorni dalla ditta Vernassa, sotto la guida dell’ingegner Francesco Malacrida. Nelle mura perimetrali, ricoperte di mattoni a vista, sono incastonate croci, mattonelle decorative e trifore con balaustre, di grande eleganza.
Tre ordini di “kokosniki” danno un’impressione di armoniosa transizione alle quattro cupolette strette attorno alla cupola centrale, simboleggianti i quattro Evangelisti attorno al Salvatore o i quattro lati del mondo. Le forme protese verso l’alto delle cupole russe vengono poeticamente paragonate ai cuori dei credenti, tesi al Cielo, oppure alle fiamme delle candele ardenti. Le cupole sono ricoperte da mattonelle policrome sfaccettate, e sono coronate da croci russe a tre braccia.
Notevole è il contrasto tra l’esterno riccamente decorato e l’interno spoglio del tempio. In realtà furono progettati affreschi che ebbero mai esecuzione: la chiesa all’interno può parere spoglia per la nudità delle pareti, sebbene la comunità non abbia mai cessato di sperare in un completamento delle decorazioni. Nel 2000 la parrocchia ha completato con grande sforzo economico il restauro del santuario e della navata: sono stati arricchiti l’iconostasi e l’interno del tempio con una serie di splendide icone che conferiscono una sensazione di armonia e di gradevole continuità tra le pareti.
Verso la fine del 1913 la costruzione era stata completata solo a grandi linee, ma “…per non lasciare senza il conforto della preghiera i compatrioti che erano giunti per questa stagione” fu deciso di consacrare la chiesa e di iniziare a celebrarvi la Liturgia. Il Santo Sinodo inviò a Sanremo il vescovo Vladimir Putjata, che il 23 (10 n.c.) dicembre, in concelebrazione con il clero russo di Nizza, Cannes, Mentone e Roma, celebrò la Liturgia di consacrazione della chiesa, alla presenza del corpo diplomatico russo e della Colonia russa della città.
L’edificio fu consacrato a soli pochi mesi dai fatti del 1917, destinati a cambiare, con la Rivoluzione bolscevica, il corso della storia mondiale. La Colonia Russa, inizialmente una delle più fiorenti a Sanremo, cominciò a perdere rapidamente il suo peso, cambiando radicalmente la propria composizione: in luogo dei nobili e ricchi villeggianti giunsero solo emigranti privi di mezzi. Dopo il distacco dal Patriarcato di Mosca la comunità entrò a far parte della Metropolia russa dell’ Europa Occidentale, guidata dal metropolita Evlogij (Georgievskij).
Nel 1961, dopo un restauro di manutenzione eseguito a spese del Comune, la chiesa fu dichiarata monumento d’arte. La fama crescente del monumento e le difficoltà in cui versava la comunità russa diedero luogo a numerosi tentativi da parte dello stesso Comune di acquistare la chiesa per allestirvi un museo, una biblioteca o altro. La comunità comunque riuscì a restare in possesso del proprio tempio: la sua situazione si semplificò dopo che nel 1966, per Decreto del Presidente della Repubblica, la parrocchia ricevette lo status di persona giuridica e fu riconosciuta come ente morale. Nell’estate del 1990 è stata collocata nel nartece una lapide di marmo che riassume la storia della costruzione e della conservazione dell’edificio.