UNA NUOVA GUIDA PER SCOPRIRE I SEGRETI DI “ROMA ORTODOSSA”

Si intitola “Roma ortodossa” ed è la nuova guida dedicata alle testimonianze dell’Oriente cristiano presenti nella Capitale scritta appositamente per i pellegrini. La firmano Irina Bondareva, starosta della parrocchia di santa Caterina a Roma, e lo storico Mikhail Talalay. Quest’ultimo ne ha parlato con l’emittente radiofonica “La voce della Russia”. Ecco ampi stralci dell’intervista.

Il libro apre al lettore un’altra Roma, оssia la città cattolica nella quale si sono conservate molte relique venerate nel mondo del cristanesimo ortodosso. Secondo il parere degli esperti, la pubblicazione di questa guida rappresenta una tappa importante nello sviluppo del pellegrinaggio ortodosso verso le relique romane. Professor Talalay, che cosa ha spinto Lei a scrivere questa guida insolita della Città Eterna mezzo secolo dopo l’uscita della edizione sulle relique della Chiesa indivisa redatta dall’archimandrita Dionizy Waledynski?
“Roma è, certamente, una città eterna ma anche nella stessa alcune cose cambiano, si spostano, si aggiungono o scompaiono. In cent’anni sono cambiati anche molti dati e valutazioni, è cambiata persino la lingua russa. La maggioranza delle relique romane è la stessa, ma la loro descizione è alquanto diversa. Solo pochissime persone usarono il precedente libro, in quanto uscì alla vigilia della Prima guerra mondiale, mentre dopo la stessa e dopo la successiva rivoluzione la Russia rimase tagliata dall’Europa e dall’Italia. Quando all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso questi legami si sono rinnovati, la chiesa russa a Roma mi ha chiesto di preparare una nuova edizione del vecchio libro dell’archimandrita Dionizy, ma la sua tiratura si è presto esaurita. Era quindi chiaro che un nuovo libro fosse molto richiesto”.

Qual è la differenza fondamentale del Suo libro rispetto alla edizione del 1913?
“Ovviamente, i fatti concreti relativi a Roma sono praticamente gli stessi. Si tratta di grande città, di una concentrazione di relique cristiane. È uguale anche la destinazione del libro, è indirizzato al viaggiatore russo. La prima differenza è una ricca serie illustrativa, in quanto la nostra società contemporanea si orienta innanzitutto visualmente. Nel libro di Dionizy non c’erano del tutto illustrazioni. Noi invece abbiamo invitato un fotografo artistico professionale. Il nostro libro – ho anche un coautore, Irina Bondareva,starosta della parrocchia di santa Caterina a Roma e guida per la città eterna – ha incluso una serie di nuovi oggetti. Un altro aspetto importante è la “traccia russa” a Roma, ossia il racconto sulle chiese russe, sugli artefatti russi, ad esempio sulle decorazioni in malachite degli Urali nella Basilica di San Paolo. Ho incluso nel libro persino copie dei paesaggi romani di pittori russi del XIX secolo. Ed infine, vi sono tantissime fonti di riferimento: orari, indicazioni, mappa, che mancavano nella edizione precedente”.

Deve convenire che nella coscienza della stragrande maggioranza delle persone Roma è una città al 100% cattolica. Quali siti Lei raccomanderebbe di visitare al turista pellegrino affinché si convinca del contrario?
“Comincerei con la spiegazione nei primi dieci secoli della nostra era, ossia prima della divisione delle Chiese, l’Occidente fu altrettanto ortodosso come l’Oriente. Abbiamo cercato di dimostrare che nel millennio ortodosso avemmo icone (quelle romane), mosaici, cose sacre e relique comuni con i cattolici. Preparando il libro mi sono prefisso di mostrare Roma come Costantinopoli, come Bizanzio tanto vicina per la Russia. Praticamente in ogni vecchia chiesa di Roma si possono trovare cose bizantine, al che ho dedicato la più grande attenzione. Al cuore del pellegrino russo sono più care le chiese modeste piene di estetica del primo cristanesimo, anziché pompose cattedrali rappresentative. Tali chiese solo la Basilica di San Cremente, dove è sepolto Kirill Solunskij, creatore della nostra scrittura, la Basilica di San Lorenzo, la Basilica di Santa Croce, fatta costruire dall’imperatrice Elena, e, ovviamente, le catacombe”.

Ha dedicato un capitolo a parte al cimitero di Testaccio di Roma. Come è potuto succedere che proprio nel cuore di Roma sia comparsa una necropoli russa considerata uno dei più interessanti cimiteri russi all’estero?
“Nel cimitero di Testaccio, chiamato anche “cimitero vicino alla Piramide”, sono sepolti circa un migliaio di nostri connazionali, tra cui Karl Brjullov ed altri pittori venuti a Roma dall’Accademia delle Belle Arti, il poeta Viačeslav Ivanov, rappresentanti delle dinastie dei Romanov, dei Volkonskij, degli Šeremetjev, dei Viazemskij e dei Tolstoj, molti diplomatici e sacerdoti. Qui si è conservata la statua commemorativa creata dal geniale scultore Mark Antokolskij. Per quanto riguarda il “cuore” di Roma, bisogna dire che questo cimitero acattolioco, dove oltre ai cristiani ortodossi venivano sepolti anche anglicani e protestanti, è venuto a trovarsi nella vecchia città in seguito alla crescita di Roma. Al momento di nascita della necropoli alla fine del XVIII secolo questa zona era considerata non prestigiosa, di periferia, destinata appunto a coloro che non appartenevano alla Chiesa cattolica dominante. Necropoli rispettabili esistevano allora nel centro della città. Ma ecco un paradosso: con lo sviluppo di Roma questi cimiteri sono stati eliminati, sono scomparsi, mentre quelli non prestigiosi si sono conservati e sono diventati adesso largamente noti, soprattutto nel mondo anglofono, grazie a nomi come quelli dei poeti Shelley e Keats”.

Nella foto: la chiesa russa di Santa Caterina a Roma