PADRE SCALFI: “TRADIZIONE E PREGIUDIZI OSTACOLI AL DIALOGO ECUMENICO”

Il sito Internet del periodico “Tempi” (www.tempi.it) ha riportato il resoconto di un incontro svoltosi a giugno fra padre Romano Scalfi, fondatore del Centro Russia Cristiana di Milano e Seriate, e un gruppo di liceali. Un colloquio a tutto campo, dedicato naturalmente alla Russia ma anche ai problemi della fede e alle prospettive future dell’Europa nel quadro del conflitto russo-ucraino, i cui contenuti vengono riferiti in un articolo a firma di Caterina Cazzaniga. Lo riproponiamo a beneficio degli amici de “I sentieri dell’icona”.

«L’Occidente può imparare molto dalla Russia, il cammino dell’ecumenismo è importante, trovare un accordo fa bene ad entrambe le parti», questo il giudizio di padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana, grande conoscitore dell’ortodossia. Nato nel 1923 a Tione di Trento, con novantun anni di storia sulle spalle, mercoledì 25 giugno con un’energia incredibile e con sorprendente lucidità di giudizio sulla situazione contemporanea ha parlato a una cinquantina di studenti provenienti dalla Brianza e da Lecco. A Seriate, nella sede di Russia Cristiana, gli studenti hanno partecipato alla quarta lezione di un seminario sulla figura del grande romanziere russo Lev Nikolàevič Tolstòj e sul periodo storico-culturale in cui autori come Fëdor Dostoevskij, Vladimir Sergeevič Solov’ëv e lo stesso Tolstoj sono fioriti. Il percorso di studi, iniziato in aprile sotto la guida di Giovanna Parravicini, ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana, con il contributo del professor Adriano dell’Asta, si concluderà il prossimo anno. Mercoledì si è affrontata l’ortodossia per capire la mentalità russa più ampiamente.
RICONCILIAZIONE CATTOLICI ORTODOSSI. «Si pensa che la grande differenza fra Chiesa cattolica e ortodossa stia nel rito – ha spiegato padre Scalfi – ma non è vero: i riti sono identici. Più che altro bisogna dire che ci sono diverse tradizioni. Entrambe sono diverse modalità giuste di esprimere la fede, tradizioni tutte lecite. La principale distanza sta invece nel riconoscimento del primato del Papa». Padre Scalfi sostiene quindi che sia possibile una riconciliazione fra le due chiese, «basta volerlo» dice. Russia Cristiana stessa è un ponte fra i due mondi: «Scopo di far conoscere in Occidente le ricchezze della tradizione spirituale, culturale e liturgica dell’ortodossia russa; di favorire il dialogo ecumenico attraverso il contatto fra esperienze vive», come si legge sul sito dell’associazione. Sono dunque la tradizione e pregiudizi ad ostacolare il cammino dell’ecumenismo: «La divisione non è così profonda, ma da mille anni siamo divisi, e in questo millennio sono nate due diverse mentalità».
MADRE RUSSIA E PUTIN. Le distanze sono lampanti, basta guardare al legame fra Stato russo e ortodossia. La religione in Russia è infatti legata saldamente all’idea di nazione, al miraggio della grande madre Russia, al sogno nazionalista ancora vivo negli animi russi. «Sebbene per noi questo sia inconcepibile non è un male – precisa Padre Scalfi – oggi però la maggiore difficoltà consiste nell’anteporre la grandezza della patria alla realtà delle cose: tutto è lecito per la Madre Russia. Addirittura si loda Stalin, perché ha fatto grande la Russia. Il problema è anche molti credenti ortodossi sono talmente legati alla patria che spesso rischiano di confondere religione e nazione».
In questa parabola si inserisce anche il rapporto fra Chiesa e potere, oggi impersonato da Putin: «Il rischio è di strumentalizzare l’ortodossia come fondamento del potere. Questo stesso senso della grandezza della propria patria spiega perché oggi la maggioranza del popolo russo appoggia la politica di Putin, e in particolare la sua posizione nelle vicende ucraine: a loro sembra che stia riportando la Russia all’antico splendore. Tutto ciò che fa è accettabile se va in questa direzione».
RAGIONE E RAZIONALISMO. Nonostante tutte queste difficoltà è importante un dialogo fra le chiese e non solo. «Noi dopo il Rinascimento abbiamo sempre più dato importanza alla ragione, ma la conoscenza non si può ridurre al razionalismo. Gli ortodossi hanno sempre parlato della conoscenza integrale: per arrivare alla verità bisogna usare di ragione, cuore e tradizione. Solo l’amore mi permette di capire adeguatamente la verità della vita!». «Non si tratta di combattere il razionalismo – precisa Scalfi – ma di arrivare a una ragione pienamente umana. Solo così si vince il relativismo che ancora vive nell’occidente di Nietzsche».
TRADIZIONE E ISTINTO. Scrive il filosofo Pavel Aleksandrovič Florenskij: «La verità quando esprime diventa amore e l’amore fiorisce in bellezza». «Chi è infatti il santo? – sfida Scalfi – non è mica una persona buona! Anche io sono buono, ma non sono santo. Il santo è bello, perché è pienamente uomo, la bellezza è la completa conoscenza, è l’apice della verità. Questo per gli ortodossi è da sempre vero, noi invece riduciamo la bellezza ad estetica». Continua il padre: «Quando sei triste non puoi capire la vita, per arrivare alla verità devi essere lieto, bello!». Sempre riferendosi a Florenskij, padre Scalfi ricorda agli studenti che l’uomo ha bisogno della compagnia per la comprensione: «Il peccato più grave è l’aseità, la verità è comunionale, senza rapporto non la si può capire. È solo nella compagnia che io posso essere sempre più bello e quindi sempre più me stesso».
E qui ritorna la tradizione: «Sebbene noi oggi la rinneghiamo, accettare la tradizione è bene perché l’alternativa è avere come criterio di giudizio l’istinto: per questo oggi si dicono tante stupidaggini!». Del resto la tradizione non è altro che una conoscenza approfondita, una storia e quindi l’incontro con qualcuno. Poi può essere eccessiva, piena di superstizioni e vuota formalità, ma ultimante è positiva. «Nel cammino di avvicinamento tra Russia e Occidente c’è bisogno di tanta pazienza per superare i pregiudizi di entrambe le parti, è un cammino lungo», un cammino in cui si inserisce Russia Cristiana, un cammino faticoso ma che bisogna compiere: «La Russia può aiutare l’Europa a venire fuori da questo spaventoso relativismo».