L’ICONA: TEOLOGIA ED ESTETICA SECONDO MONSIGNOR SPITERIS (5)

Monsignor Yannis Spiteris, dal 2003 arcivescovo di Corfù, Zante e Cefalonia, è stato, negli ultimi anni, anche per il suo ruolo di componente della Commissione mista teologica per il dialogo cattolico-ortodosso, uno dei protagonisti delle relazioni ecumeniche fra Oriente ed Occidente. Autore di numerose pubblicazioni, ha anche firmato un contributo introduttivo alle Sante icone dal titolo eloquente “Il significato teologico ed estetico dell’icona”. Lo proponiamo, in parti successive, agli amici de “I sentieri dell’icona” nella sezione “Un po’ di storia…”.

di mons. Yannis Spiteris
arcivescovo di Corfù, Zante e Cefalonia
amministratore apostolico di Tessalonica

III. LA PREGHIERA CON LE ICONE
La semplice proposta di una teologia dell’icona, ci permette di sviluppare alcune riflessioni sul valore specifico di questo tipo di preghiera.

PREGARE CON LE ICONE: SINTESI DELLA PREGHIERA CRISTIANA
La valorizzazione della preghiera con le icone sta tutta nell’autenticità della preghiera cristiana alla quale esse ci guidano. Anzi si può dire che questa forma di preghiera costituisca una specie di sintesi di tutta la preghiera cristiana: preghiera individuale e preghiera liturgica. Inoltre concentra in sé tutto il significato della preghiera. Infatti, si tratta di una preghiera che è ascolto della parola e del mistero, accoglienza della rivelazione di Dio, contemplazione (sintesi di fede e di amore) dell’ineffabile verità e vita di Dio in sé e nella sua espansione trinitaria di salvezza nel mondo, nelle grandi opere della creazione e della redenzione. E poi conseguente risposta, animata dallo Spirito, nella molteplice sinfonia della preghiera cristiana, per diventare vitale impegno di compiere il tutto la volontà del Padre.
In quale maniera le icone possono favorire questa preghiera cristiana?
L’icona in quanto rivelazione e presenza favorisce l’incontro con il mistero in uno sguardo contemplativo. La preghiera del salmista «Signore mostrami il tuo volto!», di fronte l’icona di Cristo, immagine del Padre, diventa in un certo senso realtà. Davanti all’icona di Cristo mi viene rivelata la serietà di Dio dell’A.T. e la condiscendenza dell’amore che si rivela nel Figlio amatissimo. Il Pantocratore ci offre la sua maestà e la sua tenerezza; la sua immagine è avvolta nella luce gioiosa anche se appare ieratica. È vero Dio e vero uomo. Ma lo sguardo è sempre luminoso; porta con sé la luce increata, l’amore trinitario dal quale è scaturito ogni uomo. Indica l’amore immutabile con il quale Dio ama e cerca la sua creatura, la sua immagine. Fissando gli occhi su questa immagine ci permette di entrare in dialogo di amicizia, di adorazione, di ringraziamento, di lode. Così le icone misteriche che rappresentano episodi della vita del Signore ci aiutano ad entrare nella dinamica del Vangelo, per essere raggiunti nell’oggi della Chiesa da questi stessi misteri salvifici. L’immagine della Vergine Maria – icona dell’incarnazione, tipo della Chiesa e della nuova creatura – nella sua tenerezza, nel suo sguardo pieno di amore rivolto al Figlio, è un invito a confessare Cristo come Signore, a lasciarlo diventare il Signore della nostra vita, a lasciarsi trasformare da Lui, ad andare continuamente da lui. Maria l’Odighitria, ci guida a Lui, diventa il nostro modello, intercede per noi. Noi ammiriamo in silenzio, imploriamo, meditiamo.
Tuffarsi nella contemplazione delle icone è ritornare alle sorgenti del Vangelo della salvezza, riscoprire il mistero dell’immagine di Dio che è in noi. Per questo, la preghiera con le icone può essere uno stimolo per la meditazione, una scuola di contemplazione per chi volesse servirsi di questo mezzo. Ci aiuta a ricuperare il mistero del volto irrepetibile di ciascuno, il rapporto semplice con Dio attraverso lo sguardo carico di amore; orienta verso la quieta contemplativa e verso la sincerità dell’incontro con Dio che ci guarda dall’icona di Cristo fino alle profondità del nostro essere. Sguardo che scruta gli abissi del cuore dell’uomo, che si apre un varco attraverso l’oscurità delle passioni o delle incertezze, per seminare la luce fino nel più intimo. Ma non si può imparare a guardare le immagini di Colui che è immagine di Dio – il Cristo – o di coloro che hanno reso luminosa l’immagine divina della loro umanità. come i santi, senza imparare a scoprire il volto di Dio nelle immagini vive, negli uomini che ci circondano, in tutte le nascoste presenze di Cristo che chiedono di rendere effettiva la contemplazione della preghiera, in un impegno di amore e di giustizia. Così la meditazione iconografica non è alienante. È scuola di contemplazione e di impegno. Scopre Dio ed il fratello. Va verso Dio che ci guarda, ma rimane attenta alle indicazioni che si sprigionano dallo sguardo del Cristo, dalla sua parola eterna, dal mistero che le icone rappresentano, perché siano attuate anche oggi.
Un esempio di come si possa pregare con l’icona ce lo offre San Francesco. Il suo pregare di fronte al Crocifisso di San Damiano è paradigmatico.
Si tratta innanzitutto di un’icona bizantina con tutte le caratteristiche. I grandi occhi aperti, il movimento «immobile» che dal fondo sembra spostarsi verso lo spettatore e interpellarlo, contribuiscono a far sentire a Francesco la presenza del suo Signore. A lui, in quei momenti difficili, Francesco si rivolge in maniera appassionata:
Altissimo e glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio.
Et dame fede dricta,
speranza certa e carità perfecta,
senno e cognoscemento,
Signore,
che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen.

È talmente presente il suo Signore in quell’icona che ne sente la voce, ne scopre la volontà e la preghiera si fa azione: Va «riparare la Chiesa». É impressionante pensare che l’inizio della vita di Francesco è segnata da un’icona.

(5-continua)