BARTOLOMEO I: “SENZA AMORE LIBERTA’ DIVENTA VIOLENZA”
|Il 16 maggio scorso, in occasione della sua visita a Milano per il 1700esimo anniversario dell’Editto con cui l’imperatore Costantino pose fine alla lunga persecuzione contro i cristiani concedendo la libertà religiosa, il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I (nella foto), ha pubblicato una articolata riflessione diffusa attraverso le pagine del quotidiano cattolico “Avvenire”. Nel testo, Bartolomeo, che a Milano ha incontrato anche l’arcivescovo Angelo Scola oltre ad alcune delle comunità ortodosse presenti nel capoluogo lombardo, evidenzia fra l’altro che “l’anniversario dei millesettecento anni dalla pubblicazione dell’Editto o (come altri lo definiscono) del Dogma di Milano, costituisce un’occasione unica per il nostro tempo, nel quale spesso si assiste alla violazione degli elementari diritti umani, di spiegare questa fondamentale eredità di Costantino il Grande, grazie al quale è stata raggiunta una conquista decisiva per il futuro dell’umanità: il concetto della libertà religiosa. Generalmente – osserva il patriarca – si considera la libertà un concetto astratto senza che se ne evidenzi la profondità del suo mistero. L’assoluta libertà che ci ha concesso il nostro Signore Gesù costituisce un sommo bene spirituale e un inafferrabile regalo di Dio”. E aggiunge: “Dio può realizzare tutto, ma non desidera costringere l’uomo ad amarLo. Soprattutto rispetta la libertà dell’uomo. “Dio è amore” (I Gv 4,16), è libero amore verso l’uomo e cerca il libero amore della Sua creatura. Durante la nostra epoca, principalmente nei secoli XIX e XX, molti discorsi sono stati fatti sulla libertà e tante guerre combattute per la cosiddetta libertà dei popoli. La libertà, essendo spesso separata dal suo Datore primo, il datore di ogni dono, Dio, viene isolata, divinizzata, acquista un carattere antropocentrico, diventa onnipotente, causando (fenomeno non raro nella storia della umanità) grandi crimini nel nome di questa libertà onnipotente e antropocentrica. Purtroppo oggi la libertà è ridotta a uno dei beni più “maltrattati” nell’umanità, soggetta continuamente all’arbitrio e alle ideologie umane”. Secondo Bartolomeo, tuttavia, “la possibilità dell’uomo di fare ciò che vuole non solo non è libertà, ma, anzi, costituisce la peggiore forma di schiavitù. Lo stesso nostro Signore Gesù Cristo, nel Santo Vangelo mostra il significato della vera libertà. Quando i Giudei con stupore chiedono al Signore di quale libertà stia parlando, visto che «siamo seme di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: diventerete liberi?», Egli risponde in modo molto particolare: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero» (Gv 8, 34-36). La vera libertà si trova nella nostra permanenza in Dio. L’unica illimitata libertà è l’illimitato amore. Senza l’amore l’illimitata libertà diventa illimitata violenza, oppressione e dissolutezza, come disgraziatamente capita in molte situazioni, anche in quelle ecclesiastiche, dove è entrato lo spirito di questo mondo, l’immoralità, la rapina, la copertura e la tolleranza dei potenti a situazioni illiberali. La via della libertà cristiana – conclude il patriarca di Costantinopoli – è la via della croce e dell’ascesi faticosa, della profonda umiltà, del pentimento, della vittoria sopra se stessi, della negazione di ogni interesse a favore dell’amore. Cristo è il testimone della libertà e dell’amore, del libero amore tra Dio e uomo. La legge della libertà sarà anche la misura del nostro giudizio finale, che si esprimerà tramite la legge dell’amore”.