LA CATTEDRALE DI SOFIA A RISCHIO DEGRADO, POLEMICA STATO-CHIESA

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Servizio Informazione Religiosa (Sir) – Un pericolo incombe sulla cattedrale patriarcale Sant’Alexander Nevskij, simbolo nazionale della Bulgaria, costruita alla fine dell’Ottocento nel centro di Sofia. L’edificio in stile neobizantino è la maggiore basilica nella regione balcanica, principale luogo di culto in Bulgaria e la prima attrazione turistica del Paese. Con il suo interno riccamente adornato di marmi e soprattutto con i preziosi affreschi che adornano le sue pareti, Sant’Alexander Nevskij è parte anche del patrimonio artistico mondiale. “Le 247 immagini di santi sono dipinti dai maggiori artisti della scuola russa e bulgara della fine del XIX secolo come Viktor Vasnecov, Nikolay Bruni, Anton Mitov e Ivan Mrkvicka”, spiega a Sir Europa Zdravko Kamenarov, restauratore presso l’Accademia delle belle arti di Sofia.

Novemila metri di affreschi in pericolo.
 I preziosi affreschi però sono in rovina e necessitano urgenti lavori di restauro. “Da 100 anni non sono stati eseguiti dei lavori seri di ristrutturazione”, afferma l’arciprete della basilica, il vescovo ortodosso Tihon, spiegando che “il tetto sotto la cupola perde e l’acqua scende sui dipinti”. Così su alcuni manufatti già si vedono delle macchie di umidità. Secondo Kamenarov “un problema rappresenta anche l’aceto nei colori usati dai pittori che decompone la struttura dei dipinti”. “Si tratta di un lavoro di restauro lungo e complicato”, chiarisce il restauratore. E aggiunge: “L’intera superficie dipinta del duomo è novemila metri quadri e il processo durerà almeno dieci anni e costerà circa 2 milioni di euro”.

Il problema della proprietà. Anche se lo stato del duomo esige azioni urgenti, l’arciprete Tihon non può intraprendere alcuna azione. “La cattedrale non ha un atto di proprietà, né notarile né di alcun altro tipo, e questo impedisce ogni intervento da parte della Chiesa ortodossa bulgara. All’epoca nessuno ha pensato che il tempio avrebbe avuto bisogno di documenti”. Infatti, il problema della proprietà si pone anche perché durante il comunismo Sant’Alexander Nevski è stato amministrato dal ministero della Cultura. Secondo il vescovo Tihon, serve una legge speciale che restituisca la piena proprietà sulla basilica alla Chiesa ortodossa bulgara. Su iniziativa di Plamen Slavov, presidente della Commissione parlamentare sui culti, nel Parlamento è già stata introdotta una modifica nella legge sui culti che riguarda l’argomento. “I tempi e le procedure parlamentari però sono lenti – spiega il deputato – e la questione è complicata perché ci sono diversi interessi in corso”.

La cripta e le icone. Il punto dolente è la cripta sotto la basilica, che conserva uno dei più grandi musei d’icone in Europa, ed è amministrata dal ministero della Cultura. “La cripta è parte integrante della basilica e non possiamo accettare il tempio a metà”: ne è convinto il vescovo Tihon, il quale racconta che “il museo fu realizzato durante il comunismo confiscando le icone da chiese e monasteri affinché non fossero frequentati dalla gente”. Raliza Russeva, amministratore della cripta, invece non è “certa che la Chiesa ortodossa sarà in grado di gestire un museo del genere”.

Uniti per salvare il duomo. 
Il parlamentare Slavov però è ottimista e crede “che durante i colloqui con i rappresentanti della Chiesa e dello Stato una soluzione si troverà”. “Anche perché – aggiunge – Sant’Alexander Nevskij è il simbolo della nazione, è stato costruito grazie alle donazioni e agli sforzi di migliaia di bulgari che anelavano ad avere una cattedrale bella e decorosa”. Nel frattempo artisti, giornalisti e intellettuali hanno intrapreso diverse iniziative per raccogliere fondi per la cattedrale patriarcale. Un fatto curioso è che il maggiore benefattore della basilica (con 17mila euro) è un “mendicante” che sta abitualmente sulle scale del duomo, il “nonno Dobri”, stimato da molti bulgari. “La ricostruzione di questo simbolo della Bulgaria dovrebbe essere una prerogativa anche dello Stato che deve aiutare la Chiesa ortodossa in questa impresa”, afferma Ekaterina Genova, presidente del comitato “Ridiamo lo splendore alla basilica”. Il vescovo Tihon invece crede che se la Chiesa fosse ufficialmente riconosciuta quale proprietaria del tempio, “si potrebbe chiedere un finanziamento europeo”. Comunque sia, presto bisognerà intraprendere qualche iniziativa concreta, perché “altrimenti – dice il prof. Kamenarov – mentre le istituzioni discutono sulla proprietà, gli affreschi si rovineranno irrimediabilmente”.