PREGARE CON LE ICONE: QUANDO IL MISTERO SI FA PRESENZA
|Il valore della preghiera con le icone, testimonianza anzitutto liturgica della fede cristiana, è universalmente riconosciuto dalla Chiesa, sia d’Oriente che d’Occidente. Per meditare ancor più approfonditamente il valore di questa pratica, sempre più diffusa anche fra i cattolici latini, proponiamo il testo che Nicola Maria D’Amico ha pubblicato nella sua pagina Facebook e che, con lo stile proprio di altri documenti di questo amico de “I sentieri dell’icona” che la redazione ha già avuto modo di proporre ai frequentatori del nostro spazio web, permette di coglierne tutta la preziosa attualità.
La valorizzazione della preghiera con le icone sta tutta nell’autenticità della preghiera cristiana alla quale esse ci guidano. Anzi si può dire che questa forma di preghiera costituisca una specie di sintesi di tutta la preghiera cristiana: preghiera individuale e preghiera liturgica. Inoltre concentra in sé tutto il significato della preghiera stessa. Infatti, si tratta di una preghiera che è ascolto della parola e del mistero, accoglienza della rivelazione di Dio, contemplazione (sintesi di fede e di amore) dell’ineffabile verità e vita di Dio in sé e nella sua espansione trinitaria di salvezza nel mondo, nelle grandi opere della creazione e della redenzione. E poi conseguente risposta, animata dallo Spirito, nella molteplice sinfonia della preghiera cristiana, per diventare vitale impegno di compiere il tutto la volontà del Padre. In quale maniera le icone possono favorire questa preghiera cristiana?
L’icona in quanto rivelazione e presenza favorisce l’incontro con il mistero in uno sguardo contemplativo. La preghiera del salmista «Signore mostrami il tuo volto!», di fronte l’icona di Cristo, immagine del Padre, diventa in un certo senso realtà. Davanti all’icona di Cristo mi viene rivelata la serietà di Dio dell’A.T. e la condiscendenza dell’amore che si rivela nel Figlio amatissimo. Il Pantocratore ci offre la sua maestà e la sua tenerezza; la sua immagine è avvolta nella luce gioiosa anche se appare ieratica. È vero Dio e vero uomo. Ma lo sguardo è sempre luminoso; porta con sé la luce increata, l’amore trinitario dal quale è scaturito ogni uomo. Indica l’amore immutabile con il quale Dio ama e cerca la sua creatura, la sua immagine. Fissando gli occhi su questa immagine ci permette di entrare in dialogo di amicizia, di adorazione, di ringraziamento, di lode. Così le icone misteriche che rappresentano episodi della vita del Signore ci aiutano ad entrare nella dinamica del Vangelo, per essere raggiunti nell’oggi della Chiesa da questi stessi misteri salvifici.
L’immagine della Vergine Maria – icona dell’incarnazione, tipo della Chiesa e della nuova creatura – nella sua tenerezza, nel suo sguardo pieno di amore rivolto al
Figlio, è un invito a confessare Cristo come Signore, a lasciarlo diventare il Signore della nostra vita, a lasciarsi trasformare da Lui, ad andare continuamente da lui. Maria, l’Odighitria, ci guida a Lui, diventa il nostro modello, intercede per noi. Noi ammiriamo in silenzio, imploriamo, meditiamo. Tuffarsi nella contemplazione delle icone è ritornare alle sorgenti del Vangelo della salvezza, riscoprire il mistero dell’immagine di Dio che è in noi. Per questo, la preghiera con le icone può essere uno stimolo per la meditazione, una scuola di contemplazione per chi volesse servirsi di questo mezzo. Ci aiuta a ricuperare il mistero del volto irrepetibile di ciascuno, il rapporto semplice con Dio attraverso lo sguardo carico di amore; orienta verso la quieta contemplativa e verso la sincerità dell’incontro con Dio che ci guarda dall’icona di Cristo fino alle profondità del nostro essere. Sguardo che scruta gli abissi del cuore dell’uomo, che si apre un varco attraverso l’oscurità delle passioni o delle incertezze, per seminare la luce fino nel più intimo.
Ma non si può imparare a guardare le immagini di Colui che è immagine di Dio – il Cristo – o di coloro che hanno reso luminosa l’immagine divina della loro umanità. come i santi, senza imparare a scoprire il volto di Dio nelle immagini vive, negli uomini che ci circondano, in tutte le nascoste presenze di Cristo che chiedono di rendere effettiva la contemplazione della preghiera, in un impegno di amore e di giustizia. Così la meditazione iconografica non è alienante. È scuola di contemplazione e di impegno. Scopre Dio ed il fratello. Va verso Dio che ci guarda, ma rimane attenta alle indicazioni che si sprigionano dallo sguardo del Cristo, dalla sua parola eterna, dal mistero che le icone rappresentano, perché siano attuate anche oggi.