“L’OCCHIO DI DIO CHE TUTTO VEDE”: LETTURA DELLA SANTA ICONA

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di Gaetano Passarelli
Nel ‘500 e nel ‘600 in Russia furono elaborate delle composizioni iconografiche di tipo allegorico e mistico-didattiche completamente astratte: una di queste è l’icona denominata “L’occhio di Dio che tutto vede” (Vsevidjašccee oko božie). Una struttura compositiva di grande suggestione. Il soggetto iconografico presuppone due profezie messianiche di Isaia che riguardano l’incarnazione: «Il Signore stesso vi darà dunque un segno. Ecco, la Vergine che concepisce e dà alla luce un figlio, e gli porrà il nome di Emmanuele» (Is 7, 14); «E volò verso di uno dei serafini che aveva in mano un carbone ardente, tolto dall’altare con le molle. Egli mi toccò con esso la bocca e disse: “Ecco, questo ha toccato le tue labbra: la tua colpa è tolta, il peccato è perdonato”» (Is 6, 6-7).
La visione viene interpretata come pre-figura dell’Eucaristia: le molle significano il cucchiaio liturgico (si noti che il termine usato nel testo biblico e in quello liturgico è lo stesso: labìs = cucchiaio), mentre il carbone ardente che purifica dal peccato è il Pane eucaristico. Innumerevoli sono, poi, gli inni nei quali Cristo è chiamato «carbone ardente» e la Vergine celebrata come la Sovrana che ha ospitato nel suo seno il fuoco senza bruciarsi. Concetti questi che presiedono all’immagine mariana detta «Roveto ardernte» cui l’icona «Occhio di Dio» presenta analogie nelle sue linee compositive.
La composizione dell’icona “L’occhio di Dio che tutto vede” privilegia la perfezione espressa simbolicamente dal cerchio, manifestazione perfetta dell’unità. Per poterne cogliere il messaggio simbolico è necessario procedere con una scomposizione. Vi sono quattro cerchi concentrici che simboleggiano il respiro cosmico: nel primo vi sono cherubini e serafini, cioè le nature angeliche; nel secondo, il mondo sensibile rappresentato come un cielo, di cui la creatura più perfetta è la Vergine; nel terzo, il volto e due occhi, raffigura la Trinità (il volto è il Figlio [la seconda Persona], i due occhi singoli le altre due Persone), da cui si irradia la luce nel creato; nel quarto, vi è l’Emanuele (= Dio con noi), Cristo, l’Uomo-Dio che è venuto a riscattare il debito di Adamo. Da lui partono quattro raggi che segnano i punti cardinali in cui viene predicata la buona Novella (= gli Evangeli).
Il concetto è lo stesso espresso nell’architettura delle chiese in cui si ha una cupola centrale e quattro laterali.
A dominare tutto questo sistema di sfere è il Padre, Dio Sabaoth (= degli eserciti) che sta all’interno di due cerchi concentrici che rappresentano la sua gloria, la compiutezza, la perfezione. Egli è il principio di tutte le cose create ed increate. Da Lui parte una linea ideale verticale che permette la comprensione dell’economia di salvezza posta in atto per amore dell’uomo: la sua sfera perfetta, per Suo volere (la benedizione con le due mani), va ad inserirsi su quella del creato sensibile, attraverso la Vergine, il cui seno è “più vasto dei cieli” (platytèra), ha preso le fattezze umane del Cristo, così l’Emanuele (Dio con noi) ha potuto manifestare al mondo il mistero trinitario attraverso l’opera degli evangelisti.