L’ESEMPLARE “VITA IN CRISTO” DI SAN GIOVANNI DI KRONSTADT

330px-Johannes_von_Kronstadt

Il 2 gennaio il calendario della Chiesa ortodossa celebra la memoria liturgica di San Giovanni di Kronstadt (1829-1908), canonizzato nel 1990 dal Patriarcato di Mosca è annoverato oggi tra le maggiori figure della spiritualità russa. Una personalità fuori dal comune e dalle molteplici sfaccettature, la sua, che seppe manifestare con una rara intensità l’unità nel sacramento dell’altare e nel sacramento del fratello, vita di preghiera e impegno sociale. Promotore della comunione frequente e della confessione comune, richiamava ogni mattina migliaia di fedeli presso la cattedrale di Kronstadt. Servitore degli esclusi e dei diseredati, fece nascere moltissime istituzioni sociale, compiendo numerosi miracoli e guarigioni. Commemorando il Santo nel 2009 nel centenario della nascita, l’allora locum tenens del seggio patriarcale dopo la scomparsa di Alessio II, il metropolita Kirill che di lì a poco sarebbe stato designato suo successore dal Santo Sinodo della Chiesa russa, disse: “Padre Giovanni insegnò a pregare in tal modo che nessuna parola restasse vana, lo stesso quando pronunciamo le preghiere correnti quali “Re celeste”. Egli raccomanda di riconoscere in qualsiasi parola della Liturgia una forza interiore e, così, rivestirsi della potenza di Dio”.

Gli insegnamenti di Giovanni di Kronstadt, originario di villaggio di Sura nell’Oblast’ di Arcangelsk da genitori molto poveri ma oltremodo devoti alla fede ortodossa, sono racchiusi nel libro “La mia vita in Cristo”, pubblicato in Italia dall’editore Gribaudi di Torino nel 1981 (oggi di non facile reperibilità).
Scrivendo della sua giovinezza, lo stesso Giovanni di Kronstadt così ricorda la sera in cui fece esperienza della grandezza mistica della preghiera, a cui dedicò molta parte dei suoi insegnamenti: “Non riuscivo a dormire poiché mi arrovellavo inutilmente di capire quello che mi era stato insegnato. Ero davanti a un libro e dopo poco non mi ricordavo quello che avevo appena letto. Iniziai a deprimermi, mi inginocchiai e iniziai a pregare. Non so se fossi rimasto in tale condizione per un tempo più o meno breve ma improvvisamente qualcosa sconvolse l’intero mio essere. Fu come se un velo fosse caduto dai miei occhi e la mia mente si fosse improvvisamente aperta. Mi ricordai allora chiaramente il mio maestro e la sua lezione, ricordando anche gli assunti e gli esempi che ci aveva esposto. Mi sentì allora illuminato e gioioso”.