I 90 ANNI DI PADRE SCALFI: NUMERO SPECIALE DE “LA NUOVA EUROPA”

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Il 12 ottobre 1923, a Thione di Trento, nasceva padre Romano Scalfi, fondatore e tutt’oggi anima, grazie a una straordinaria vivacità intellettuale, del Centro Russia Cristiana di Seriate (Bergamo) e Milano. Per celebrare il genetliaco di un vero “testimone” che va annoverato fra i “giganti” del Novecento, la rivista bimestrale “La nuova Europa” edita dalla Fondazione Russia Cristiana ha dedicato l’intero numero 5 (settembre/ottobre 2013) a padre Scalfi. L’edizione speciale raccoglie interviste, scritti, omelie e anche poesie ma soprattutto riporta le voci di tanti che hanno incontrato il sacerdote e hanno condiviso la sua intensa missione a favore “della Russia Cristiana”. La pubblicazione si apre con un editoriale dal titolo “Storia di un lungo incontro” che pubblichiamo di seguito. Tutte le informazioni sul numero speciale sono contenute nel sito www.russiacristiana.org.

È sempre Dio che ci viene incontro, — diceva padre Adel’gejm, un testimone di Cristo da poco tragicamente scomparso — a noi non resta che raccontare le circostanze e le persone attraverso cui questo avviene.
In questo numero speciale della nostra rivista abbiamo voluto fare esattamente questo, ripercorrendo, almeno nell’essenziale, le tappe di questo straordinario, ripetuto incontro di Romano Scalfi con Dio, attraverso la vocazione sacerdotale prima, e poi ancora attraverso il fascino della liturgia orientale, l’amicizia con don Giussani, la scoperta di una «vita nuova» nell’URSS, e una serie ricchissima di altri incontri e circostanze che ritroviamo in parte nelle testimonianze di alcuni amici.
Ed ogni circostanza, ogni persona, le perdite e le delusioni non meno delle aperture inaspettate e degli incontri fruttuosi, ha contribuito a specificare sempre meglio il volto particolare di questo incontro come «vocazione alla Russia», e a dirigere i suoi passi e il cuore verso l’unità dei cristiani.
L’incontro con la bellezza della liturgia bizantina ha fondato il suo giovanile slancio missionario sull’incrollabile certezza che era lui a ricevere la verità nella forma della bellezza ancor prima di incominciare a dare, e sull’altrettanto incrollabile certezza che coloro – i cristiani russi – che voleva aiutare erano i primi ad arricchire lui.
L’incontro con don Giussani lo ha indirizzato sin dal principio verso un ecumenismo inteso come esperienza di unità, innanzitutto di sé e della propria comunità: un’unità ricevuta come dono e non creata. E questo ha generato una stima e un rispetto per l’ortodossia che converte innanzitutto noi, «converte senza rinnegare» come ha detto padre Zelinskij.
«L’ecumenismo non è allora una tolleranza generica che può lasciare ancora estraneo l’altro, ma è un amore alla verità che è presente, fosse anche per un frammento, in chiunque», ha ricordato don Julian Carron, richiamando il tratto essenziale di padre Romano, il suo amore concreto, quotidiano per Cristo presente, che fa nuova e ricca ogni cosa. Dostoevskij, in uno dei suoi ultimi scritti, sentenziava icasticamente «con Cristo, si capisce è la cultura». È con questa stessa naturalezza che padre Romano testimonia, in tutti i suoi scritti e nella sua predicazione, l’unità di ragione e fede, che genera una cultura, ma prima ancora spinge a una vita piena di gusto, dove nulla resta senza significato e dove il significato non è mai un concetto astratto ma l’esperienza di una compagnia che sempre ti conduce verso una meta o ti riapre strade inattese là dove sembra che non vi siano più sviluppi possibili. C’è in questo senso un’eterna giovinezza, la giovinezza della speranza che eternamente fiorisce, nelle imprese che padre Romano ha via via offerto ai suoi amici e figli spirituali: dalla rivista sulla quale scriviamo, ai libri che ha fatto pubblicare, al coro che anima le liturgie che ha celebrato in tutta Italia, agli iconografi che ha voluto come comunicazione visibile di quella trasfigurazione del mondo che lo aveva colpito sin dall’origine, alla Biblioteca dello Spirito che continua la sua opera in Russia. Mnogaja leta, padre Romano, ad multos annos.