LA MADRE DI DIO DI VLADIMIR ALLA TRET’JAKOV. MA IN CHIESA

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“Il volto della Madonna è mirabile per nobiltà di lineamenti e per intensa spiritualità; leggermente reclinato appare mesto quasi triste, pur ricevendo l’abbraccio del Figlio. Gli occhi della Vergine sembrano esprimere la tristezza del mondo e sono gli occhi di una madre che seguono il destino di ogni suo figlio. Il naso aristocratico è lievemente ricurvo e le labbra sottili ed esangui sono prive di qualsiasi materialità, il fascino ipnotico dello sguardo accentua la spiritualità del volto. Il volto del piccolo Gesù è serio, non quella serietà che fa trasparire severità o maestà, ma serietà che rivela sicurezza. E’ il volto dolce e sicuro del Creatore che assicura e conforta”.
Così, nel suo libro “L’arte russa delle icone”, pubblicato in Italia per i tipi delle edizioni Jaca Book, il grande storico dell’arte di Russia, Victor Lazarev, descrive l’icona della Madre di Dio della tenerezza di Vladimir, una delle venerate immagini dell’Oriente cristiano più note al mondo. La tavola, come si sa, non è comunque russa, ma bizantina: “scritta” da un ignoto iconografo di Costantinopoli, nel 1131 fu donata dall’imperatore di Bisanzio al principe della Rus’ Jurij Dolgorukij quale dono di nozze. Prese, in realtà, il nome dalla città russa (Vladimir) dove fu trasferita, Dopo varie vicissitudini, fu solennemente portata a Mosca nella cattedrale dell’Assunzione al Cremlino e venerata quale Protettrice della Russia: davanti a lei venivano incoronati gli zar e consacrati i patriarchi. Attualmente si trova nella Galleria Tret’jakov di Mosca. La tipologia compositiva di quest’icona risale al tipo iconografico della Madre di Dio Eleousa (Pietosa), che si distingue per l’atteggiamento di tenerezza tra la Madre e il Figlio e si combina con quello più classico dell’Odighitria (Colei che indica Gesù come la Via, la Verità e la Vita).
Oggi, come detto, la collocazione è musicale, ovvero la Galleria Tret’jakov di Mosca. Tuttavia, al fine di consentire ai fedeli di raccogliersi in preghiera – cosa che, dopo il crollo dell’Urss e il ritorno alla libertà religiosa in Russia, avveniva abitualmente nelle sale dell’esposizione permanente -, i responsabili decisero di darle una collocazione più appropriata nella chiesa attigua alla Galleria vera e propria. Essa è quindi visibile non nelle teche del museo ma in quella (nella foto) appositamente realizzata all’interno del sacro edificio, ovviamente incluso nell’itinerario proposto ai visitatori.

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