IL MONACO MAKSIM DI GEORGIA, L’ULTIMO DEGLI STILITI

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Rivive nella Repubblica caucasica di Georgia, Stato ex sovietico di poco meno di 5 milioni di abitanti ma convertito al cristianesimo dagli albori della fede, la tradizione millenaria degli “stiliti”, i santi che, per rifuggire le tentazioni mondane, si rifugiavano in cima a pilastri o colonne nell’isolamento più totale. Il più noto di loro è senz’altro San Simeone, detto appunto Stilita, che, in Siria nel 423, scelse proprio questo stile di vita per esercitare la virtù e la preghiera. Gli immensi sacrifici imposti da questa pratica, tuttavia, ne causarono, già dal quinto secolo, il graduale abbandono. Ora, come ha riferito Lauren Russell per il canale all-news statunitense Cnn, ai Santi stiliti s’ispira la regola di vita del monaco Maksim, 59 anni, il quale, quando vuole tornare tra gli uomini, deve discendere piano piano dal suo eremo particolare in non meno di 20 minuti.
L’isolamento del monaco Maksim è totale: l’accesso al suo “rifugio”, infatti, è consentito solo ad alcuni figli spirituali e a pochi confratelli che vivono in un monastero nei pressi della colonna in pietra. Amos Chapple, il fotografo che ha cercato di raggiungere il monaco ed è autore dello scatto sopra, ha dovuto attendere giorni prima di essere autorizzato a salire. Chapple ha preso parte alla vita del monaco, compresa la partecipazione alle preghiere, anche notturne, che scandiscono il tempo in cima alla vetta. “Qui ci si sente una cosa sola col tempo”, ha spiegato il monaco Maksim, che ha aggiunto: “In questo silenzio si sente la voce di Dio”. La colonna da lui scelta si trova nella regione di Katskhi, che nel XV secolo venne anche occupata dai turchi. Solo nel 1944 un alpinista che vi si era avventurato rinvenne la piccola chiesetta in cima alla cuspide e i resti dell’ultimo stilita che vi aveva abitato, almeno 600 anni prima.
Maksim prese i voti monastici nel 1993: “Venivo da queste parti coi miei amici – ha raccontato – ma cercavo un senso alla mia vita. L’ho trovato incontrando i monaci che si trovavano in questi monasteri”. Oggi alcuni di loro salgono al rifugio del monaco Massimo per pregare con lui mentre gli amici, con appositi marchingegni, gli forniscono da terra il cibo. “Quando non potrò più scendere – ha confermato – rimarrò qui. Mi preparerò serenamente a morire. Voglio riposare accanto a colui che qui rimase, come me, secoli fa e delle cui reliquie io oggi sono il custode”.

Nella foto: il monaco Maksim in cima alla cuspide da lui scelta per la sua vita da stilita in Georgia (foto Amos Chapple)

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