SACERDOTE UCCISO A PSKOV: DIFENDEVA I DIRITTI UMANI

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Padre Pavel Adelheim, 75 anni compiuti l’1 agosto scorso (nella foto), predicatore in prima linea per la difesa dei diritti umani ma anche, negli ultimi anni, su posizioni critiche rispetto ai vertici della Chiesa ortodossa russa, è stato ucciso oggi, lunedì 5 agosto, a Pskov, in Russia, dove esercitava il suo ministero. L’attentatore, che lo ha colpito, secondo quanto riferito dall’agenzia Interfax su fonte del ministero degli Interni, sarebbe già stato arrestato. l’uomo, di cui non sono state rese note le generalità ma che avrebbe 27 anni, sarebbe residente a Mosca e agli agenti che lo hanno fermato avrebbe riferito di avere “obbedito a un ordine di Satana in persona”. Per questo è stato disposto il suo trasferimento in un ospedale psichiatrico. Il corpo del sacerdote era stato rinvenuto intorno alle 20 di lunedì, ora locale, nella chiesa di Costantino ed Elena, nella stessa cittadina di Pskov. Padre Adelheim era stato ordinato sacerdote nel periodo sovietico e nel 1969 era finito agli arresti in quanto alcuni suoi scritti di carattere religioso, autoprodotti, erano stati fatti circolare attraverso il samizdat, la letteratura clandestina del dissenso. Nel 1970 era stato condannato a tre anni di lavori forzati per “minacce all’ordinamento sovietico” ma nel 1971, per le ferite riportate durante alcuni disordini in un campo di lavoro, aveva subito l’amputazione della gamba destra. Era stato quindi rilasciato, come invalido, l’anno successivo. Da allora era diventato sacerdote della diocesi di Pskov. Un portavoce del Patriarcato di Mosca ha espresso il cordoglio del patriarca Kirill per “il vile gesto” e aggiunto che, appresa la notizia, lo stesso Kirill si è raccolto in preghiera.

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