LA FUCILAZIONE DEI ROMANOV 95 ANNI DOPO. LA RUSSIA RICORDA

Romanov-Icon-imperial-family-saints-orthodox-church

Novantacinque anni fa, nella notte del 17 luglio 1918, ad Ekaterinburg la famiglia dello zar Nicola II e lo stesso sovrano vennero fucilati dai rivoluzionari bolscevichi che li tenevano prigionieri da alcuni mesi. Ancor oggi sono molti gli interrogativi che incombono su quella oscura vicenda: per esempio, sapeva Lenin di quanto stava accadendo lontano da Mosca? Fu lui stesso a dare l’ordine di compiere l’esecuzione oppure si trattò di una decisione dei vertici del partito e Vladimir Ilic’ fu informato solo a cose fatte? Alcuni storici, per esempio, sostengono che il leader fosse propenso ad istruire un regolare processo per non trasformare i Romanov, come di fatto avvenne, in “martiri della rivoluzione”. L’anniversario del 17 luglio, comunque, si è trasformato ancora una volta in un’occasione di celebrazione visto che, fra l’altro, oggi lo zar e i suoi familiari sono venerati come Santi dalla Chiesa ortodossa (una riflessione sulle ragioni canoniche della santificazione è disponibile nella sezione “Documenti” di questo sito). Maggiore chiarezza, invece, c’è intorno al succedersi dei fatti storici: dopo rivoluzione del febbraio 1917, poco prima dell’uccisione, Nicola II aveva infatti abdicato. Dopo l’arresto la famiglia dell’imperatore fu trasferita da Ćarskoe Selo prima a Tobolsk e poi ad Ekaterinburg: qui, al termine di 78 giorni di reclusione, tutti furono fucilati in segreto nello scantinato di un’abitazione privata. I corpi dell’ultimo imperatore, di sua moglie, dei bambini e del seguito furono successivamente portati fuori della città e gettati in un pozzo della miniera abbandonata di Isećkoe, più nota come Ganina Jama. Per molti anni le autorità cercarono con zelo di nascondere la verità sull’omicidio dello zar. Il luogo di sepoltura fu scovato solo nel 1991. I resti rinvenuti furono riconosciuti come quelli della famiglia dello zar e nel 1998 furono solennemente trasferiti nel sepolcro degli imperatori nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo: va detto, comunque, che tuttora il Patriarcato di Mosca mantiene serie riserve sull’autenticità dei resti anche se i responsabili della commissione d’inchiesta nominata dal Governo russo hanno sempre ribadito che “sulla fondatezza delle verifiche scientifiche non esistono ragioni di dubbio”. La famiglia Romanov (nella foto in un’icona contemporanea) è stata santificata nel 2000. A Ganina Jama, luogo dell’eccidio, è stato invece aperto un monastero maschile consacrato ai Santi portatori della Passione della famiglia zarina. Adesso nel monastero funzionano sette templi, tanti quanti i membri uccisi della famiglia dello zar.

Add a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *