L’ICONA DI “CRISTO SPOSO” E LA SUA DUPLICE DENOMINAZIONE

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Icona di “Cristo sposo” o icona dal titolo “Non piangere per me, o Madre”? Prendendo spunto da una domanda inviata alla redazione da un amico del nostro sito e avvalendoci dell’autorevole parere del Centro Russia Ecumenica di Roma, ricostruiamo la risposta partendo dall’interrogativo fondamentale: qual è il “titulus” preciso della tavola in questione (sotto, un esemplare di recente scrittura conservato nella parrocchia di San Demetrio di Tessalonica, a Mosca)? Una premessa essenziale: opere come quella riprodotta, piuttosto rare oggi nelle disponibilità di mercato, sono di solito esposte alla venerazione durante la Settimana Santa, che nella tradizione dell’Oriente cristiano viene vissuta in stretto legame con il temadelle nozze di Dio con l’umanità, da cui deriva, appunto, la denominazione di “Cristo sposo”. L’icona, così, sintetizza simbolicamente tutti gli elementi del mistero della Pasqua del Signore e, all’inizio del Triduo pasquale, al canto del tropario “Ecco lo Sposo viene nel mezzo della notte, beato quel servo che troverà vigilante, indegno quel servo che troverà negligente”, immagine viene portata in processione ed i fedeli hanno modo di baciarla. Il modello dell’icona di “Cristo sposo”, dal punto di vista storico, fece la sua comparsa intorno al XII secolo in Oriente e presto ottenne una certa diffusione anche negli affreschi e nelle miniature. Nella tavola, tuttavia, è anche custodito un elemento simbolico in più: la tipologia, infatti, riprende il parallelismo fra la Madre di Dio e la Chiesa di Cristo come sposa del Signore. Il tema, come è noto, appartiene anche alla tradizione Occidentale all’interno della quale la riflessione teologica verso una più profonda comprensione del mistero dell’amore di Cristo verso la Chiesa-Maria-Sposa attraversa i secoli. La denominazione alternativa dell’icona come “Non piangere per me, o Madre” prende invece spunto da un’ode del sabato santo che così continua: “…vedendo nella tomba il Figlio che tu hai concepito miracolosamente. Perché io risorgerò e sarò glorificato, e innalzerò a una gloria senza confini coloro che ti esaltano con fede e con amore». Nell’icona, i volti di Gesù e Maria accostati, meglio incastrati, l’uno nell’altro in un ultimo terreno abbraccio tenero e doloroso richiamano la Vergine della Tenerezza, dove il Bambino abbraccia la Madre rivelandole la sua passione e morte. Gli occhi della Madre cercano gli occhi spenti del Figlio e li sollecitano a schiudersi – e per questo in alcune raffigurazioni appaiono già dischiusi, in un fiducioso anticipo della Resurrezione imminente – alla luce della Pasqua.

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