LA STORIA DI S. DEMETRIO DI TESSALONICA: IL NUOVO LIBRO DEL PROF. PASSARELLI (3)

Si intitola “San Demetrio il megalomartire” ed è, pubblicata dalla casa editrice bergamasca Velar, l’ultima fatica letteraria del prof. Gaetano Passarelli, insigne studioso di arte bizantina e dell’Oriente cristiano, direttore scientifico della rivista Studi sull’Oriente Cristiano oltre che del Museo delle icone e della tradizione bizantina di Frascineto (Cosenza), autore di innumerevoli pubblicazioni e anche componente del Comitato scientifico del nostro progetto culturale. Per gentile concessione dell’Autore e dell’Editore proseguiamo la pubblicazione in parti successive dell’introduzione al libro incentrato su una delle figure di Santi più amate e venerate, ma anche circondata da un’aura di mistero, della Cristianità.

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Demetrio e gli slavi – di Gaetano Passarelli

Quando la venerazione e la fama oltrepassarono i confini di Tessalonica, della Macedonia e della Grecia lo si designò, come era già avvenuto per Giorgio, con il titolo di «megalomartire(grande martire)». Cirillo e Metodio, evangelizzatori degli slavi, essendo tessalonicesi, trasmisero anche la venerazione del santo martire. Infatti, nella Rus’, fin dall’epoca premongolica, Demetrio venne recepito come guerriero e fu viva l’idea che fosse un loro speciale patrono. Il processo di “adozione” fu talmente profondo che nell’epica russa antica è presentato addirittura come slavo di origine. Il gran principe di Kiev Izjaslav (1024-1078), figlio di Jaroslav il Saggio, con il battesimo assunse il nome di Dmitrij. Così anche il gran principe di Vladimir, Vsevolod III, negli anni 1194-1197 al fonte battesimale si chiamò Dmitrij e fece costruire la grande cattedrale intitolata a San Demetrio. Nell’iconostasi della chiesa era stata inserita un’icona del santo venerata come miracolosa, perché, secondo la tradizione, era stata dipinta su una tavola della bara che aveva contenuto le ossa del martire, trasportata nel 1197 da Tessalonica a Vladimir.

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L’8 settembre 1380 i russi si scontrarono con l’Orda d’Oro (Tataro-Mongoli e Polacco-Lituani) nella battaglia di Kulikovo, vicino al fiume Don. L’esercito russo ebbe la meglio sotto il comando del granduca di Vladimir, Dmitrij Ivanovič di Mosca, in seguito chiamato Dmitrij Donskoj (Demetrio del Don). Alla vigilia della battaglia, il principe Dmitrij aveva portato solennemente la miracolosa icona di san Demetrio da Vladimir a Mosca dove poi rimase e si trova tuttora nella Cattedrale della Dormizione del Cremlino. In memoria dei caduti di questa storica battaglia fu istituita la commemorazione del “sabato di Demetrio” (Dmitrievkajasubbota), che fu celebrata la prima volta nellaLlaura della Ss.ma Trinità il 20 ottobre 1380 dall’egumeno Sergio di Radonež alla presenza del principe Dmitrij Donskoj. Tra le commemorazioni liturgiche si contano ben sei principi tra i secc. XIII-XVI con il nome di Demetrio (Dmitri di Perejaslavl’ e Vladimir, Dmitri Andreevic, Dmitri di Uglic e Mosca, DmitriDonskoj di Mosca, Dmitri Jurovic di Galic, Dmitri di Tver) che sono venerati. In origine, pertanto, la venerazione di san Demetrio si affermò soprattutto nelle terre di Vladimir, di Mosca e di Suzdal’ per poi propagarsi in tutta la Rus’ assieme a quella di san Giorgio. Dal XV secolo queste due figure di cavalieri sono assurte a tale importanza da essere inserite tra i santi della grande Intercessione (Deisis) delle iconostasi, diventando così non solo difensori degli uomini dalle forze del male in terra ‒ il drago, simbolo del male, per Giorgio; Lieo, che rappresenta il paganesimo, per Demetrio ‒ ma anche grandi intercessori di fronte al trono del Signore insieme con la Madre di Dio, Giovanni Battista e gli Apostoli.

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