“LE DONNE MIROFORE NELL’ICONOGRAFIA: IERATICITÀ CHE COMUNICA IL MISTERO”

Il 18 aprile scorso, in concomitanza con l’approssimarsi della solennità della Pasqua, don Vincenzo Tosello, direttore del settimanale della diocesi di Chioggia “La nuova scintilla”, ha scritto per l’agenzia giornalistica Sir una breve meditazione dedicata alle donne mirofore al sepolcro di Gesù con precisi riferimenti all’arte delle icone. Ecco il testo dell’articolo.

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Oltre ai tanti dipinti e affreschi e mosaici che ritraggono il mistero centrale della fede cristiana – la Risurrezione di Gesù – un fascino particolare infondono senza dubbio le “icone” (sopra un’icona russa), che, in forma accuratamente stilizzata e immerse in un’aura di ieraticità, (de)scrivono e rivelano, anzi comunicano, il Mistero. Le donne “mirofore” – quelle cioè che, secondo i vangeli, si sono recate di buon mattino, il giorno dopo il sabato, al sepolcro con oli aromatici per ungere il corpo di Gesù – hanno trovato la tomba vuota e un angelo che dà loro il primo annuncio, sconvolgente e inatteso, ma insieme anche sperato e agognato, dell’evento unico che apriva una nuova Storia. Anch’esse – per quanto i vangeli lo dicano solo dei due discepoli giunti poi al sepolcro – avranno certo visto il sudario e i teli che avevano fasciato quel corpo e hanno subito capito e accolto il Mistero con la loro speciale percezione femminile, incaricate anzi di annunciarlo a loro volta ai discepoli. Donne che, nella Chiesa, portatrici sollecite di unguenti che leniscano il dolore di una perdita o di una ferita, diventano stupite e convinte annunciatrici di speranza in un mondo assuefatto all’indifferenza, alla paura o all’oblio.