L’ICONA DELLA VERGINE DI VLADIMIR: PALLADIO DI RUSSIA TRA FEDE E LEGGENDA

Fra le immagini mariane considerate “palladio” della Russia vi è senz’altro l’icona antichissima della Madre di Dio della Tenerezza di Vladimir. Il sito santuarimariani.org ha dedicato alla venerata rappresentazione, oggi conservata nella chiesa adiacente alla Galleria Tret’jakov di Mosca, un approfondito contributo che ne ricostruisce gli aspetti storico-artistici e spirituali. Proponiamo il testo per gli amici de “I sentieri dell’icona”. Altri documenti sono consultabili utilizzando il motore di ricerca interno del sito.

L’icona fra le più venerate in Russia e le più conosciute in Occidente è quella di Vladimir, che molti esperti considerano come la più bella pittura della Madre di Dio. Essa appartiene a quel gruppo di icone dette “Eleousa”, di “bontà e d’amore” o più semplicemente “Madonna della tenerezza”, perché rappresenta la tenerezza e l’amore scambievoli della Madre e del Figlio. Vi si vede il Fanciullo divino passare il braccio attorno al collo di sua Madre e premere il volto contro la guancia di Lei. Maria, dagli occhi melanconici, apparentemente incurante delle tenerezze del Figlio, guarda lontano, meditando in qualche modo sul destino tragico di suo Figlio, “segno di contraddizione”. Nello stesso tempo, ella si china sul divino Bambino, cercando da Lui pietà e protezione verso coloro che vengono a invocarla. Il Cristo, così strettamente avvinghiato a sua Madre, sembra volerla consolare, conoscendo le sue pene segrete: “A te una spada trafiggerà l’anima”. Come su tutte le altre icone, tre stelle di otto raggi sono state dipinte sulle spalle e sulla fronte di Nostra Signora, significando la verginità permanente di Maria, prima, durante e dopo la nascita del Salvatore.

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Le origini di questa meravigliosa icona sono passate alla leggenda secondo la quale essa sarebbe stata dipinta da San Luca su una tavola di proprietà della Sacra Famiglia di Nazareth. Da Gerusalemme sarebbe stata portata a Costantinopoli e posta in venerazione nella chiesa detta dell’Eleousa, fatta costruire da Giovanni II Comneno (1118-1143). Nell’anno 1131 l’immagine fu mandata in dono nell’antica capitale della Russia, Kiev, e collocata nel monastero delle Vergini, dove rimase fino al 1155, quando fu trasferita a Vladimir, località più al Nord, dalla quale poi prese il nome. Lasciando da parte altre vicende tristi e liete, come la protezione della Vergine, nel 1164, nella guerra contro i nemici bulgari, e l’incolumità dell’icona durante l’incendio del tempio di Vladimir e l’invasione tartaro mongola, nel 1185, la Madonna di Vladimir fu portata nella cattedrale dell’Assunta di Mosca in soccorso della città assediata dal tartaro Tamerlano, nell’agosto del 1395. L’icona rimase nel suo santuario, sopravvivendo miracolosamente ad incendi e saccheggi e ricevendo gli omaggi e le suppliche dei devoti appartenenti a tutte le classi sociali. Davanti ad essa venivano incoronati gli zar e scelti i patriarchi della Chiesa ortodossa, il cui nome veniva  scritto sulla cornice che proteggeva l’icona stessa. Ma, con la rivoluzione comunista, il 14 dicembre 1918, la splendida icona,  dopo essere stata ben restaurata e liberata dalla risa (rivestimento metallico  con pietre preziose), fu esposta per decenni nella Galleria d’arte Tretjakov di  Mosca, dove è rimasta fino all’aprile 1994, quando finalmente è stata affidata ad una chiesa ortodossa di Mosca. Pur nella sua dissacrazione, la miracolosa icona ha continuato ad essere un richiamo alla fede in Dio, alla preghiera fiduciosa nell’aiuto e nella protezione di colei che è la Madre della misericordia. Infatti, spigolando riviste italiane e francesi dagli anni Cinquanta ad oggi, ho trovato episodi commoventi di cittadini di Mosca che si recavano nella pinacoteca del Tretjakov per pregare con intensa devozione dinanzi alla Madonna di Vladimir, come se questa si fosse ancora trovata nella cattedrale della Dormizione o Assunta al Cremlino. Soprattutto durante il regime ateo, in attesa dell’autobus o passando nelle adiacenze, i devoti guardavano verso la Galleria, facevano segni di croce e muovevano le labbra. Quanto ai turisti che entravano nella Galleria per la visita, le donne si tiravano sul capo il foulard, gli uomini dimenticavano il cappello nel pullman o inventavano piccoli stratagemmi per non tenerlo in testa.

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Questo eccezionale amore dei Russi per la Vergine di Vladimir (o Vladimirskaja) è messo in evidenza anche dal fatto che ogni anno si celebrano in suo onore tre grandi feste a ricordo dei più importanti interventi della Vergine nella storia russa: il 21 maggio, il 23 giugno e il 26 agosto. La prima ricorda la salvezza di Mosca dall’incursione dei Tartari sotto la guida del Khan di Crimea Machmet-Ghirej, avvenuta nel 1521. Gli invasori, avendo visto la Madre di Dio con uno spaventoso esercito avanzare contro di loro, ebbero paura e fuggirono immediatamente. La seconda fu istituita in ricordo della liberazione di Mosca, nel 1480, dall’Orda d’oro, capeggiata dal Khan Achmat. Le ardenti preghiere rivolte alla Vergine dal principe Ivan III Vasil’evic (1462-1505), dai suoi soldati e da tutta la cittadinanza, valsero a mettere in fuga i terribili nemici. La terza festa, il 26 agosto, celebra la salvezza di Mosca dall’invasione di Tamerlano, nel 1395. Le tre feste hanno una estesa e significativa ufficiatura propria, per cui sembra opportuno riportare l’invocazione del tropario principale dell’ufficio della festa del 26 agosto: “Oggi, luminosa e bella, la gloriosa città di Mosca accoglie come aurora la tua miracolosa icona, o Sovrana”.  Ad essa noi accorriamo e supplici così t’invochiamo: “O meravigliosa Regina, Madre di Dio, prega Cristo, nostro Dio in te incarnatosi, di conservare questa città e tutte le città e regioni cristiane libere dalle insidie nemiche, e di salvare, come il Misericordioso, le nostre anime”. In questi ultimi anni il culto dell’icona della Madonna di Vladimir si è diffuso dalla Russia in tutto l’Oriente slavo e numerose riproduzioni dipinte o in stampe a colori si trovano in molte chiese e case dell’Occidente. Lo stesso sommo pontefice Giovanni Paolo II vi ha contribuito, parlandone nella sua enciclica “Redemptoris Mater”, al n. 34, dove ha voluto ricordare che la Madonna di Vladimir ha costantemente accompagnato la cristianizzazione del popolo russo da Kiev a Mosca.