LE ORIGINI DELLA FESTA DELL’ASCENSIONE: UNA RICOSTRUZIONE DALLE FONTI SACRE

Fra le solennità liturgiche celebrate con particolare fervore dalle Chiese cristiane vi è quella dell’Ascensione di Cristo, raffigurata anche in uno dei riquadri che compongono le icone delle dodici (o sedici) feste. Si tratta, come è noto, di una “festa mobile”, in quanto la sua data cade quaranta giorni dopo la Pasqua la quale non ha, appunto, una ricorrenza fissa nel calendario delle comunità cristiane. Monsignor Job Getcha, arcivescovo di Telmissos,  ha dedicato alle origini della solennità dell’Ascensione un importante contributo proposto sul sito web della Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta tradotto da “The Typikon Decoded”, scritto dallo stesso prelato e pubblicato da SVS press a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci di Reggio di Calabria. Lo proponiamo agli amici de “I sentieri dell’icona”.

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Al giovedì della sesta settimana, quaranta giorni dopo Pasqua, celebriamo la festa dell’Ascensione di Cristo. Anche se il Libro degli Atti chiaramente dichiara che il Cristo risorto apparve per quaranta giorni prima di ascendere al cielo (Atti 1.3), questa festa non è stata sempre celebrata al quarantesimo giorno dopo Pasqua. Difatti, nei primi secoli, l’intero periodo pasquale di cinquanta giorni era un momento d’allegrezza nella resurrezione di Cristo, durante il quale i digiuni e le genuflessioni erano soppressi [1]. L’integrità di questo periodo fu rotto, per quanto concerne il fatto storico, dall’introduzione della festa dell’Ascensione al quarantesimo giorno.
Alcuni vedono in Egeria la prima indicazione della festa dell’Ascensione al quarantesimo giorno successivo alla Pasqua. E’ infatti vero che lei menzioni, nel capitolo 42 dei suoi Viaggi, una solennità a Bethlemme al quarantesimo giorno. Alcuni in ciò hanno visto come un evidenza per la festa dell’Ascensione [2]. Altri, tuttavia, suppongono che nell’anno in cui Egeria visitò la Terra Santa, ci fosse la coincidenza del quarantesimo giorno dopo Pasqua con una festa fissa celebrata a Bethlemme, per esempio, la Dedicazione della Chiesa della Natività, celebrata il 31 di maggio [3], o la festa dei Santi Innocenti, celebrata il 18 di maggio [4].
La percezione di una tale coincidenza della festa con il quarantesimo giorno, però, solleva la questione sulla precedenza di una festa Despotica sulla commemorazione di un santo [5]. L’Ascensione non avrebbe normalmente la precedenza sulla festività dei Santi Innocenti? Ciò supporterebbe la tesi secondo cui il quarantesimo giorno dopo Pasqua menzionato da Egeria potrebbe non avere niente a che fare l’Ascensione. Cabrol ha notato che Egeria non chiama la festa “Ascensione”, e che la celebrazione non si tiene al Monte degli Ulivi, ma a Bethlemme – tutto ciò lo porta a concludere che ai tempi di Egeria la festa dell’Ascensione fosse ancora unita a quella di Pentecoste, come può essere visto nella descrizione di Egeria della festa successiva [6]. Così, il “quarantesimo giorno di Pasqua” era, in Egeria una solennità indipendente, che Cabrol interpreta come la festa dell’Annunciazione [7].
Dobbiamo notare come , nel capitolo 43 dei Viaggi, Egeria ci dice che al cinquantesimo giorno, dopo l’assemblea all’Anastasis (la Basilica della Resurrezione) al mattino, l’officio si tiene il pomeriggio a Sion (il sito della discesa del Santo Spirito), e dopo “il passo del vangelo che racconta l’ascensione del Signore” e il passo “ dagli Atti degli Apostoli che parla dell’ascensione del Signore al cielo dopo la resurrezione” sono letti sul Monte degli Ulivi [8].
La descrizione di Egeria rispecchia così l’antica tradizione in cui il cinquantesimo giorno segnava la conclusione del mistero pasquale, e in cui l’Ascensione di Cristo, il momento in cui lo Sposo lascia i suoi discepoli, era associato con la fine della stagione pasquale, che era segnata dall’assenza sia del digiuno che della genuflessione [9]. Ciò è confermato peraltro, da testi più antichi. Eusebio di Cesarea, per esempio, nel suo trattato De solemnitate paschali, scritto nel 332, scrive di seguito sul periodo pasquale di cinquanta giorni:
<< E il numero dei cinquanta giorni non finisce esattamente con queste sette settimane, ma, dopo essere andati oltre le sette settimane, egli fissa la chiusura all’unità definitiva che segue queste (settimane) con l’eccelso giorno festivo dell’Ascensione di Cristo. Ed è per questa giusta ragione che, durante i santi giorni del pentekostarion, ad immagine del futuro riposo, noi ci rallegriamo nell’animo e rinvigoriamo i nostri corpi, come se ormai uniti allo Sposo e incapaci di digiunare [10] >>.
Eusebio ci dice le stesse cose in un altro passo tratto dalla Vita dell’imperatore Costantino, composta tra il 335 – 340, che morì il giorno di Pentecoste:
<< Tutti questi eventi son accaduti durante la grande festa, che è, la venerabilissima e santissima Pentecoste, che è onorata durante sette settimane e segnata con unità, in cui si compiva, come ci dicono i divini libri, l’ascensione ai cieli del nostro comuna Salvatore e la discesa del Santo Spirito sull’umanità. L’imperatore fu privilegiato a raggiungere questo giorno, il giorno finale dell’intera serie, che noi non sbagliamo a chiamare la festa delle feste. Verso mezzogiorno, gli ha permesso di ascendere a Dio [11] >>.
Sulla base di questi differenti testi, S. Sallaville concluse all’inizio del ventesimo secolo che l’attuale celebrazione del “quarantesimo giorno dopo Pasqua in Egeria” fosse la festa dei Santi Innocenti e non dell’Ascensione [12]. Tale fu anche l’opinione di B. Botte [13].
In uno studio più recente, R. Cabié considera anche che il quarantesimo giorno dopo Pasqua in Egeria non ha niente a che fare con l’Ascensione, ma è una festa indipendente, perché l’Ascensione veniva ancora celebrata al cinquantesimo giorno, con la discesa del Santo Spirito. Secondo il Cabié:
<< La liturgia di Gerusalemme al tempo di Egeria era ad uno stadio intermedio fra la precedente pratica, che consisteva nel celebrare, alla fine dei cinquanta giorni, il mistero globale della glorificazione di Cristo e l’effusione dello Spirito, e la successiva pratica, che separa i vari elementi conformemente agli sviluppi storici degli eventi della redenzione. La tradizione palestinese dell’Ascensione al cinquantesimo giorno, sembra, si scontri con l’idea topografica nella Città Santa che era probabilmente nata verso la fine del quarto secolo. Era normale che i pellegrini, arrivando da ogni parte del mondo cristiano per la feste, desiderassero combinare la loro venerazione dei luoghi sacri con la celebrazione del mistero liturgico connesso con quel luogo. Questo sembrerebbe loro del tutto legittimo, perché nelle loro chiese, alcuni celebrano l’Ascensione e la Pentecoste in giorni differenti [14].
Cabié similmente suggeriva che “il quarantesimo giorno dopo Pasqua” in Egeria fosse la festività dei Santi Innocenti [15].
Il Lezionario Armeno, di cui il più antico manoscritto non può essere datato prima del 417, ci fornisce, nella sezione 167, un ordo per la festa dell’Ascensione. Ciò supporta la tesi secondo cui la “storicizzazione” celebrazione dell’Ascensione al quarantesimo secolo apparve in alcuni luoghi inizialmente al quinto secolo, se non negli ultimi anni del quarto secolo.
C. Renoux spiega che: “L’Ascensione, già celebrata in differenti luoghi alla fine del quarto secolo ( vedi la seconda omelia di San Giovanni Crisostomo a Pentecoste pronunciata ad Antiochia [PG 50, col. 463]; il sermone In Ascensione di San Gregorio di Nissa [PG 46, cols. 690 – 694]), e apparentemente a Gerusalemme, è già ben stabilita agli inizi del quinto secolo [16]”.
È precisamente l’omelia di San Gregorio di Nissa per la festa dell’Ascensione che ci parla dell’origine di questa festa. L’erudito di patristica Jean Daniélou ci dice: “È normale che ciò fu dopo il Concilio del 381, e in Cappadocia che lo spostamento ha avuto luogo. Infatti, il principale scopo del Concilio era di definire la divinità del Santo Spirito. Perciò, capiamo che è da questo momento che la primaria enfasi della festa al cinquantesimo giorno si riversi sulla discesa del Santo Spirito. È questo pure il tema dei sermoni sulla Pentecoste di San Gregorio di Nazianzo e di San Gregorio di Nissa. Ma da questo momento non fu solennizzata maggiormente. Ci furono numerose ragioni per porla al quarantesimo giorno. Questo giorno era già importante per la vita della chiesa. In aggiunta, gli Atti degli Apostoli collocano l’Ascensione al quarantesimo giorno. […] La Festa dell’Ascensione al quarantesimo giorno segue il Concilio del 381. Addirittura ciò avvenne qualche anno più in là, se infatti è una conseguenza dell’attenzione sulla discesa dello Spirito Santo al cinquantesimo giorno [17]“.
Daniélou vede la conferma di questa tesi nella menzione della Festa dell’Ascensione nelle Costituzioni Apostoliche, che originano nell’area attorno ad Antiochia durante gli ultimi anni del quarto secolo, nonché nell’omelia di San Giovanni Crisostomo, anch’essa pronunciata ad Antiochia nel 392, secondo la datazione proposta da Tillemont [18]. Daniélou quindi ritiene San Gregorio di Nissa l’iniziatore della festa dell’Ascensione al quarantesimo giorno datando la sua omelia al 388 [19].
Questa teoria di Daniélou quindi contraddice l’affermazione di Renoux che “è impensabile che la pellegrina Egeria non sapesse dell’Ascensione alla fine del quarto secolo, mentre la festa esisteva in ogni luogo dell’Asia Minore” [20]. Infatti, ciò mostra che gli anni del suo pellegrinaggio (381 -384) corrispondevano esattamente alla graduale diffusione, da Costantinopoli, della Festa dell’Ascensione al quarantesimo giorno. Dunque, noi consideriamo che Egeria sia la testimone alla Festa dell’Ascensione nel quinto secolo, e che il Lezionario Armeno testimoni il cambiamento che ebbe luogo a Gerusalemme al volgere del quarto e quinto secolo.

Note
1) Epifanio di Salamina, per esempio scrive: << È in questo modo che il digiuno viene osservato durante l’intero anno nella santa cattolica (universale) Chiesa, intendo al Mercoledì e al Venerdì, fino alla nona ora, ad eccezione fatta del periodo di cinquanta giorni di Pentecoste, in cui non pieghiamo le ginocchia o digiuniamo… >>. (Epiphanius, De Fide, 22). Allo stesso modo Egeria racconta nel capitolo 41 del suo resoconto che lì non si digiuna durante il periodo pasquale di 50-giorni, includendo il Mercoledì e il Venerdì.
2) J.G. Davies, “The Peregrinatio Egeriae and the Ascension”, Vigiliae Christianae 8 ( 1954 ): 96.
3) Dom E. Dekkers, “De datum der Peregrinatio Egeriae en het feest van Ons Heer hemelvaart”, Sacris Erudiru I ( 1948 ): 181 – 205. La sua tesi è riassunta in J.G. Davies “The Peregrinatio Egeriae and the Ascension”, Vigiliae Christianae 8 ( 1954 ): 93 – 94.
4) C. Renoux, “Liturgie de Jérusalem et lectionaires arménies: Vigiles et année liturgique”, in Mgr Cassien-Dom Botte, La Prière des heures, LO 35 ( Paris, 1963 ), 198 – 198-
5) J. Crehan, “Assumption and the Jerusalem Liturgy”, TS 30 ( 1969 ):315 – 16.
6) Dom Cabrol. Étude sur la Peregrinatio Silviae: Les églises se Jérusalem, la discipline et la liturgie au IV siècle (Paris, 1895), 122 – 23.
7) Ibid., 79.
8) Égérie, Journal de voyage 43, 5 (SC 296, p.300).
9) Égérie, Journal de voyage 41 (SC 296, p.296).
10) Eusebio di Cesarea, De solemnitate paschali (PG 25, col. 697C).
11) Eusebio di Cesarea, Vita di Costantino 1, IV, c. LXIV (PG 20, col. 1220).
12) S. Sallaville, “La tessarakostè, Ascension et Pentecôte au IV siècle”, Echos d’Orient 28 (1929): 267.
13) B. Botte, Les Origines de la Noël et de Épiphanie (Louvain, 1932), 17.
14) R. Cabié, La Pentecôte. L’évolution de la cinquantaine pascal eau cours des cinq premiers siècles (Tounay, 1965), 168.
15) Ibid., 169.
16) Renoux, II, 337, note LVII – 1.
17) J. Daniélou, “Gregorie de Nysse et l’origine de la fête de l’Ascension”, in Kyriakon – Festschrift Johannes Quasten (eds. P. Granfield and J.A. Jungmann), vol. II (Münster Weste: Verlag Aschendorff, 1970), 664.
18) Ibid., 664.
19) Ibid., 666.
20) Renoux, I, 73, note 32.