SAN BASILIO E IL TEMPO DEL DIGIUNO: “UNA PRATICA CHE ELEVA L’ANIMA”

Le Chiese d’Oriente che si conformano al calendario giuliano hanno iniziato, domenica 1 aprile 2018, il cammino della Grande e Santa Settimana che culminerà, domenica 8 aprile, con la celebrazione della solennità di Pasqua. Per gli ortodossi si tratta di un tempo di digiuno: una pratica molto cara ai fedeli e che scandisce anche altri momenti dell’anno. Ne ha spiegato il senso, attingendo agli insegnamenti di San Basilio Magno, l’archimandrita Antonio Scordino, dell’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta.

Il digiuno è una istituzione antichissima, sancita da Dio. Dio l’ha stabilita sin dal paradiso, subito dopo aver plasmato l’uomo, quando ha vietato ai primi creati di mangiare “dall’albero della conoscenza del bene e del male” (Genesi 1, 17). In seguito fu espressa dalla Legge mosaica e confermata dal Diouomo, Gesù, con la sua parola e il suo esempio, digiunando egli “quaranta giorni e quaranta notti” (Matteo 4, 2). L’hanno osservata gli apostoli e i primi cristiani. L’ha disciplinata la Chiesa: “Se un vescovo, sacerdote, diacono, ipodiacono, lettore o cantore non digiuna durante la santa quaresima il mercoledì e venerdì, sia deposto. Se chi non digiuna è un laico, sia scomunicato, a meno che in effetti egli non sia impedito di digiunare a causa di una qualche infermità fisica” (Canone 69 dei santi apostoli).
Ogni cristiano quindi è tenuto a osservare i digiuni stabiliti, sottomettendosi umilmente a Cristo e alla sua Chiesa. Questa obbedienza, in realtà, non è irrazionale o vana, perché il digiuno – come rilevano nei loro scritti i Padri divinamente illuminati e come provano le lotte dei fedeli che hanno autentica mentalità ecclesiale – sconfigge l’intemperanza, rafforza la volontà, sottomette il corpo, purifica la mente, intenerisce il cuore, frena gli ardori del corpo, mette a morte ogni passione, guarisce l’anima. In poche parole, “con il digiuno si conquista e porta a perfezione ogni cosa bella e buona” (san Gregorio Palamas).
Purtroppo sono molti quelli che non osservano i digiuni della Chiesa, accampando svariati pretesti. Lo stesso avveniva ai tempi dei santi Padri, come veniamo a sapere da alcune loro omelie.
San Basilio il Grande, nelle sue due omelie “Sul digiuno” (di seguito, alcuni brani in versione libera), spiegando la legge da un punto di vista storico e teologico, risponde a obiezioni e perplessità dei suoi oppositori, ne accentua la dimensione generale e particolare, e infine definisce come autentico digiuno sia l’astensione da alcuni cibi che l’estraniarsi dal male. In genere suggerisce di porsi con assoluta sobrietà e spirito ascetico di fronte agli elementi fisici dell’universo: una condizione che impedisce l’asservimento del cristiano alla materia e favorisce la sua libera e salvifica sottomissione alla santa volontà del Creatore.

Il digiuno è un prezioso dono di Dio: una istituzione antichissima, conservata come eredità paterna e giunta sino ai nostri giorni.
Accettate il dono con gioia. Voi poveri, accogliete il vostro commensale e voi, servi, il vostro riposo. Voi ricchi, accogliete ciò che vi libera dal pericolo della sazietà e insaporisce tutto ciò che il continuo ingerire rende insipido.
Voi malati, accogliete la madre della salute, e voi servi, la sicurezza del benessere. Chiedete ai medici, e vi diranno che niente è così incerto e precario come la salute. Le persone prudenti, perciò, si impegnano a conservare la propria salute con il digiuno e a liberarsi dallo schiacciante fardello dell’obesità.
Non dire che non puoi digiunare, portando come scusa la malattia o la debolezza fisica, mentre invece in tutta la tua vita strapazzi il corpo abbuffandoti. So bene che i medici raccomandano ai malati un pasto frugale e il digiuno, piuttosto che cibi svariati e abbondanti.
Del resto, cosa è più facile per il corpo: passare la notte con una cena leggera o buttarti a letto appesantito da una scorpacciata? Puoi riposare o ti rigiri nel letto tribolando appesantito? Un capitano, quale nave può governare meglio, e salvare dalle tempeste? Una sovraccarica o una stivata regolarmente? Quella sovraccarica non affonderà anche solo con una piccola mareggiata? Anche il corpo, quando è sfiancato da molti cibi, facilmente soccombe alle malattie. Chi dunque si nutre sobriamente, conserva il proprio benessere.

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Affrontiamo il tema del digiuno da un punto di vista storico, per vedere come esso è stato osservato dai santi e quanto bene ha arrecato. Mosé, che vide Dio, dopo un digiuno di quaranta giorni osò ascendere sulla cima del monte Sinai e ricevere le tavole dei dieci comandamenti (Esodo 24, 18), Non avrebbe avuto il coraggio d’accostarsi alla vetta che ardeva per la presenza divina, se non si fosse armato del digiuno. Digiunò, e così gli fu possibile conversare con Dio.

Il profeta Samuele fu frutto del digiuno. Sua madre Anna, in digiuno supplicò Dio: “Signore degli Eserciti, se avrai misericordia di me e mi darai un figlio, lo consacrerò a te” (I Regni 1, 11).
Sansone, il forte eroe, cosa lo rendeva imbattibile? Il digiuno. Con il digiuno fu concepito nel ventre di sua madre, il digiuno lo partorì, il digiuno l’allattò, il digiuno lo allevò: quel digiuno che ordinò l’angelo: “Il bambino che partorirai non dovrà gustare frutto della vite; non berrà vino o altra bevanda inebriante” (Giudici 13, 14). Fin quando Sansone visse insieme al digiuno, vinse e uccise migliaia di Filistei, abbatté le porte di città fortificate, a mani nude catturò leoni. Appena abbandonò il digiuno e Dalida lo trascinò in ubriachezze e orge, fu fatto prigioniero, fu accecato e fu umiliato dai suoi nemici.
Il digiuno fa nascere profeti, rafforza i potenti, rende saggi i legislatori, arma gli eroi, allena gli atleti, respinge le tentazioni: convive con la sobrietà e la purezza. In guerra fa prodezze e in tempo di pace insegna la tranquillità; santifica i consacrati e rende perfetti i sacerdoti: nessuno può accostarsi all’altare per compiere la divina Liturgia se prima non ha digiunato.
Dopo un digiuno di quaranta giorni il profeta Elia fu fatto degno di stare innanzi al Signore (III Regni 19, 8-18). Dopo un digiuno risuscitò il fanciullo morto e dalla morte lo trasse più vigoroso (III Regni 17, 21-23). Con un digiuno impedì al cielo di piovere per tre anni e mezzo, allo scopo di piegare la durezza di
cuore degli Israeliti che si erano dati a empietà e trasgressioni (III Regni 17, 1; 18, 1). Chiamò così tutto il popolo a un doveroso digiuno, sino a convertirsi e riparare al peccato sopraggiunto a causa delle mollezze della bella vita.
Il profeta Daniele, che per una ventina di giorni non mangiò pane né assaggiò acqua (Daniele 10, 2-3), riuscì a far digiunare persino i leoni (Daniele 6, 16-22): i leoni affamati non lo sbranarono, come se egli fosse fatto di pietra o di bronzo o d’altro materiale duro. Il digiuno fortificò il corpo del profeta e lo rese inattaccabile ai morsi delle belve, come la tempra rende il ferro inattaccabile dalla ruggine.

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Il digiuno sostiene la preghiera: dà ali al suo cammino verso il cielo. E’ madre della salute, maestro della gioventù, sciarpa della vecchiaia; è compagno dei viandanti e protezione dei cittadini.
Il marito non ha alcun dubbio sulla fedeltà coniugale della sua sposa, se la vede convivere con il digiuno. La moglie non è tormentata dalla gelosia, se vede il suo sposo digiunare.
Puoi essere mai danneggiato dal digiuno? Calcola la situazione economica della tua casa in un giorno di digiuno; considerala poi in un giorno qualunque: facilmente ti renderai conto di quale grande guadagno ottieni con il digiuno.
Considera anche come gli agenti del fisco lasciano il contribuente – per un po’ di tempo – tranquillo e spensierato: anche il corpo ha bisogno che la bocca gli dia un po’ di riposo! Se farai questa tregua, nutrendoti mediterai saggiamente sulla sobrietà, altrimenti – avendo fame – ti scorderai di quel che avevi prima.
Chi digiuna non ha bisogno di fare qualche mutuo, né è costretto a pagare gli interessi!
Il digiuno è motivo di gioia per l’uomo, perché come la sete rende piacevole una bibita e la fame gradevole la mensa, così il digiuno rende delizioso ogni cibo. Se vuoi dunque che la tua tavola sia appetitosa, trasformala con il digiuno. Se sarai sempre circondato da cibi abbondanti, farai torto a te stesso, perché con l’ingordigia senza misura farai sparire il gusto. Non c’è niente che tu disprezzerai del tuo consueto pasto, sennò bramerai proprio quei cibi che raramente assaggi.
Lo stesso nostro Creatore ha disposto una gran varietà nella nostra vita, affinché godessimo dell’abbondanza dei Suo beni. Considera quel che si verifica in natura: il sole non ancora più luminoso dopo la notte? Il sonno non è più ristoratore dopo una veglia? La salute non è più apprezzata dopo le prove della malattia? Anche la mensa è più appetitosa dopo il digiuno, e ciò vale per tutti: per i ricchi, che hanno cibo in abbondanza, e per i poveri, che dispongono d’un nutrimento frugale.

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Ricorda con timore l’esempio del ricco della parabola (Luca 16, 19-31). Le continue crapule l’hanno portato nel fuoco eterno. Quel ricco non fu accusato per qualche iniquità: fu condannato così duramente solo a causa delle agiatezze e delizie di cui godeva, e dell’indifferenza nei confronti della povertà di Lazzaro. Il digiuno e la pazienza nelle sofferenze non fu forse ciò che allietò il riposo di Lazzaro? Esse, come due ali, lo sollevarono e lo deposero sulle braccia di Abramo.
Anche tu stai attento, tu che ora hai sempre bibite gustose e disdegni l’acqua: più tardi ne bramerai, come il ricco, anche una goccia sola. Nessuno ha mai sofferto qualche male, bevendo acqua. Nessuno si è ubriacato. Nessuno ne ha mai patito mal di testa o stordimenti. Piuttosto, la cattiva digestione – che per forza segue un lauto, sontuoso pranzo – provoca terribili malattie.

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La vita del venerato Precursore fu un continuo digiuno. Non aveva letto, né tavola, né casa, né gregge, né dispensa di viveri: niente altro che il necessario per vivere. Perciò il Signore stesso lo indicò come “il più grande tra i nati da donna” (Matteo 11, 11).
Il digiuno innalzò l’apostolo Paolo sino al terzo cielo, anzi lo sostenne tra gli affanni e le prove affrontate nella sua sacra opera missionaria per la gloria di Dio e la salvezza degli uomini (II Corinti 11, 27).
Ma come guida e modello d’ogni virtù abbiamo lo stesso Signore. Infatti il Signore iniziò la sua opera qui in terra con un digiuno di quaranta giorni (Matteo 4, 2). Dapprima fortificò e irrobustì la carne – assunta per nostra amore – con il digiuno, e dopo affrontò le tentazioni del diavolo. Anche voi preparatevi e con il digiuno allenatevi alla lotta contro i nemici spirituali. In un conflitto bellico dall’esito incerto, l’accorrere d’un alleato al fianco di un combattente, annunzia la sconfitta dell’avversario. Ecco: spirito e corpo si trovano in stato di guerra. Chi avrai come alleato? Se lotti con la carne, ti sfiancherà lo spirito; se lotti con lo spirito, ti asservirà la carne. Se vuoi fortificare il tuo spirito, domina la carne con il digiuno. L’apostolo Paolo scrive: “Come l’uomo esteriore (cioè il corpo) si corrompe, così quello esteriore (cioè lo spirito) si rinnova” (II Corinti 4, 16).
Mosè, per ricevere la seconda volta i comandamenti, dovette digiunare (Esodo 34, 28).
Se gli abitanti di Ninive non avessero digiunato – loro e le loro bestie – non sarebbero scampati alla catastrofe (Giona 3, 4-10).
Che cosa spodestò Esaù e lo rese servo d suo fratello. Non fu forse il mangiare? E solo per questo svendette la sua primogenitura! (Genesi 25, 29-34).
E ancora: chi furono quelli che inghiottì il deserto? Non furono quelli che rimpiangevano la carne e la bella vita in Egitto? (Numeri 11, 33-34). Infatti fin quando gli Israeliti si contentarono della sola manna, vinsero i loro nemici e nessuno di loro si ammalò. Quando invece sospirarono le pignatte di carne, preferendo la schiavitù dell’Egitto, allora furono puniti. Creparono nel deserto e non furono fatti degni di vedere la terra promessa.
Non provate timore a questo esempio? Non credete che con le scorpacciate vi escludete dalla terra promessa che è in cielo?
Il profeta Daniele non avrebbe contemplato divine visioni se non avesse purificato l’anima con il digiuno. Ingerire cibi abbondanti e grassi produce un’esalazione che – come densa nuvolata di fumo – impedisce alla mente di sostenere lo splendore del santissimo Spirito.
Il digiuno è potente baluardo contro i demoni: “ questa specie (di demoni) non può essere cacciata in alcun modo, se non con la preghiera e il digiuno”, ha detto il Signore nel caso del giovane indemoniato (Marco 9, 29).
Cibi, ubriachezze e condimenti vari stimolano ogni forma di dissolutezza. Andare a caccia di godimenti trasforma l’uomo in cavallo imbizzarrito. Le sbornie provocano brutte perversioni: sono causa a che i debosciati cerchino la femminilità nel maschio e la mascolinità nella femmina. Il digiuno invece regola la vita coniugale, impedisce l’infedeltà e impone la continenza, perché gli sposi si votino alla preghiera.

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Non limitare il digiuno solo alla dieta. Vero digiuno non significa soltanto astenersi da diversi cibi, ma estraniarsi da passioni e peccati. Non giudicare; perdona il tuo prossimo per i dispiaceri che ti ha arrecato e per il male che ti ha fatto o per i debiti che ha con te. Altrimenti, anziché mangiare carne mangi il tuo stesso fratello; non bevi, ma umili chi ti è accanto.
La Sacra Scrittura riporta: “ Infelice chi è ubriaco senza vino!” (Isaia 28, 1). Tale ebbrezza è, per esempio, l’ira che fa ammattire l’anima, è soprattutto quell’inquietudine che paralizza l’intelletto. In genere, ogni passione che stordisce la mente è ubriachezza. Il collerico si ubriaca con la sua passione: non vede chi ha davanti; come se lottasse nel buio, ora afferra uno, ora si scontra con un altro; non sa cosa dice; freme; colpisce; minaccia; impreca; sbraita. Se vuoi digiunare davvero, tieniti lontano dalle passioni.
Basa a un’altra cosa: il digiuno di domani non sia provocato dalle indigestioni di oggi. Non distruggere con la sregolatezza di oggi la sobrietà di domani.
Chi vuole sposare una donna seria e devota, non le porta in casa persone di dubbia morale, perché una donna devota non gradisce di abitare insieme a pervertiti e immorali. Così anche tu. Nell’attesa del digiuno, non darti a bevute smodate che sono madri dell’impudenza, amiche di scherzi infami, causa d’ogni immoralità. Digiuno e preghiera non dimorano nell’anima lordata dalle crapule.
Chi digiuna, il Signore lo accoglie nelle divine dimore; egli invece respinge il dissoluto come impuro e profano.
Se domani ti presenti qui e puzzi di vino, potrò mai considerare come digiuno le tue abbuffate? Dove dovrà metterti? Tra gli ubriachi o tra i sobri? Le precedenti bevute ti etichettano come ubriacone; la dieta che inizi, come digiunatore: con le tracce delle tue bevute, il tuo digiuno diventa inutile. E se l’inizio è inutile, c’è pericolo che sia del tutto sterile anche la conclusione.

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Il digiuno non riguarda soltanto l’individuo: è necessario alla società intera. Esso mette d’accordo e rapidamente rasserena tutti: fa abbassare i toni alti e le urla, fuga i litigi e le contese, allontana critiche e malelingue.
Quale maestro o bidello riesce a far smettere così immediatamente la confusione e il chiasso dei ragazzi? Appena arriva il digiuno, ogni disordine in città cessa di botto. Chi può continuare in feste e divertimenti durante il tempo del digiuno? Chi può mischiare digiuno e balli lascivi? Comicità indecenti, canti osceni e danze sfrenate fuggono dalla città appena giunse – severo giudice – il digiuno.
Se tutti sentiranno i moniti del digiuno, nell’intera umanità dominerà una pace perfetta. Uno Stato non si solleverà contro un altro; non ci saranno scontri bellici né riarmo; non ci saranno tribunali né galere; il deserto non ospiterà delinquenti né le città calunniatori o il mare pirati. Se regnerà il digiuno, la nostra vita non sarà gremita di afflizioni, perché esso insegnerà a tutti non solo un limite alla vita dissipata, ma anche l’astinenza da ogni altra bruttura. Insegnerà l’assoluta lontananza ed estraneità ad attaccamenti al denaro, avidità, vanagloria, lussuria. Allontanandoci da queste cose, vivremo in pace e santità.
Se dunque il re delle virtù ci farà dono di tali bene, abbracciamolo senza alcuna tristezza, senza alcun lamento. Di buona voglia onoriamo la spirituale manna che ci apparecchia il digiuno, che ci purifica e ci addestra alla divina ed eterna gioia del Paradiso. Amin.

Indicazioni pratiche

digiuno eucaristico
Chi fa spesso la comunione, dopo una sobria cena digiunale, non assume più niente sino alla fine della Liturgia.

digiuno settimanale
Ogni mercoledì e venerdì, salvo casi particolari.

digiuno stretto
Inizio della Grande Quaresima (Lunedì puro) e Grande Venerdì (prolungato al Grande Sabato). Lo stesso, il 14 settembre (esaltazione della Croce) e il 29 agosto (martirio del Precursore), ma di sabato o domenica si può fare uso d’olio e vino.

digiuno del Natale
– Dal 15 novembre al 17 dicembre, tranne mercoledì e venerdì, digiuno con licenza di pesce, olio e vino;
– Dal 18 al 24 dicembre, digiuno con licenza d’olio e vino di sabato e domenica;
– Dal 25 dicembre al 4 gennaio: non si digiuna;
– 5 gennaio: digiuno con licenza d’olio e vino di sabato e domenica;
– 6 gennaio: non si digiuna.

Triodion – Grande Quaresima – Settimana Santa – Pasqua – Pentecoste
Settimana del Fariseo: non si digiuna.
Settimana del Dissoluto: solito digiuno del mercoledì e venerdì.
Domenica di Carnevale: da domani, digiuno con licenza di pesce, olio, vino, uova e latticini.
Domenica dei Latticini: da domani, digiuno-
Lunedì Puro: digiuno. Negli altri giorni di quaresima, tranne che mercoledì e venerdì, licenza d’olio e vino.
Sabato di Lazzaro (e Domenica delle Palme): licenza di pesce, olio e vino.
Settimana Grande: digiuno (con licenza d’olio e vino al Grande Giovedì).
Settimana di Pasqua: non si digiuna.
Tempo dopo Pasqua: ogni mercoledì e venerdì, digiuno con licenza d’olio e vino.
Mercoledì avanti l’Ascensione: licenza di pesce, olio e vino.
Settimana di Pentecoste: non si digiuna.

digiuno degli Apostoli
Tra la Domenica di Tutti i Santi e il 28 giugno; digiuno con licenza – tranne mercoledì e venerdì – di pesce, olio e vino.

digiuno della Ss. Madre di Dio
Nei giorni 1 – 14 agosto: digiuno con licenza d’olio e vino di sabato e domenica.

dispense particolari
Oltre alla festa onomastica o patronale (famiglia, parrocchia, monastero, ecc.), in alcuni mercoledì e venerdì c’è licenza di olio e vino (e pesce) in alcuni giorni:
Settembre
1 Indizione (pesce)
6 san Michele arcangelo
8 nascita della Madre di Dio (pesce)
9 santi Gioacchino e Anna
13 basilica dell’Anastasi
20 sant’Eustazio
23 concezione del Precursore
26 assunzione del Teologo
Ottobre
6 san Tommaso
18 san Luca
23 san Giacomo
26 san Demetrio
Novembre
1 santi Cosma e Damiano
8 gli Angeli
12 san Giovanni il Misericordioso
14 san Filippo (anche pesce)
16 san Matteo
21 ingresso della Tuttasanta (anche pesce)
25 santa Caterina
30 sant’Andrea
dicembre
4 santa Barbara
5 san Saba
6 san Nicola
9 sant’Anna
12 san Spiridione
15 sant’Eleuterio
17 san Daniele
20 sant’Ignazio
gennaio
7 il Precursore (anche pesce)
11 san Teodosio
16 san Pietro
17 sant’Antonio
18 santi Atanasio e Cirillo
20 sant’Eutimio
22 sant’Anastasio
25 san Gregorio
27 san Giovanni Crisostomo
30 i santi tre pontefici
febbraio
2 incontro del Signore (anche pesce)
8 san Teodoro
10 san Caralampo
11 san Biagio
17 san Teodoro
marzo
9 santi 40 martiri
25 annunciazione (anche pesce)
26 arcangelo Gabriele
aprile
23 san Giorgio (no Grande Settimana)
25 san Marco (no Grande Settimana)
30 san Giacomo (no Grande Settimana)
maggio
2 sant’Atanasio
8 san Giovanni
15 san Pacomio
21 santi Costantino ed Elena
25 il Precursore
giugno
8 san Teodoro
29 santi Pietro e Paolo
30 gli Apostoli
luglio
1 santi Cosma e Damiano
2 veste della Tuttasanta
17 santa Marina
20 assunzione del profeta Elia
22 santa Maria Maddalena
25 sant’Anna
26 santa Paraskevì
27 san Pantaleo
agosto
6 metamorfosi del Salvatore (anche pesce)
15 transito della Tuttasanta (anche pesce)
23 fine-festa del Transito
31 cintura della Tuttasanta