LE “STAZIONI DI PEDAGGIO” DOPO LA MORTE: COSA INSEGNA L’ORTODOSSIA
|Il sito della parrocchia ortodossa di San Massimo vescovo di Torino, del Patriarcato di Mosca, al quale spesso attingiamo per la ricchezza, la completezza e l’autorevolezza dei contributi, ha recentemente presentato in traduzione italiana dal blog di Orthodox England la risposta di padre Andrew Phillips a una domanda sulla controversia a proposito delle stazioni di pedaggio (in slavonico mytarstva) con cui nell’innografia ortodossa e in alcuni scritti monastici viene spiegato il passaggio dei defunti alla vita dopo la morte. La riproponiamo per i lettori de “I sentieri dell’icona”.
Recentemente – scrive padre Andrew Phillips – ho ricevuto da qualcuno un link sulla controversia in atto negli Stati Uniti all’interno dell’Arcidiocesi greco-ortodossa (ora vicina alla bancarotta), relativa ai 21 monasteri vicini all’anziano Efrem. Ne è seguita una discussione sulle stazioni di pedaggio. Personalmente non ho un’idea chiara su quale sia l’insegnamento corretto sulle stazioni di pedaggio. Per me l’idea che spesso è presentata sembra un po’ legalistica e più simile a un approccio alla salvezza cattolico o calvinista. Voglio dire, se quasi tutti vanno all’inferno, che senso ha anche solo provare? Potrebbe commentare l’intero “problema” delle stazioni di pedaggio? L’insegnamento della Chiesa sulle venti stazioni di pedaggio riguarda la vita dopo la morte, ciò che accade all’anima dopo che ha lasciato il corpo. Dopo la morte i demoni tentano di portare l’anima verso l’inferno, mentre gli angeli tentano di portarla verso il cielo. Dopo un esame dell’anima, che dura l’equivalente di quaranta giorni terrestri, arriva il Giudizio particolare, in cui all’anima è assegnato un luogo di riposo. Questo luogo di riposo può ‘migliorare’, ‘fluttuando’ verso l’alto, a seconda delle preghiere dei vivi per l’anima, ovvero, a seconda di quanto quell’anima è amata sulla terra. In questo luogo di riposo attende il Giudizio finale.
Questo insegnamento si trova praticamente in ogni Padre della Chiesa e risale come tale al quarto secolo, sebbene ci siano riferimenti ad esso nell’apostolo Paolo (Efesini 6:1-13). Il resoconto più dettagliato delle venti stazioni di pedaggio si trova nella vita di san Gregorio di Tracia, risalente al X secolo, che descrive come in ogni stazione di pedaggio l’anima sia messa alla prova per ogni tipo di peccato. Questo è l’insegnamento e questo è tutto. È davvero tutto così semplice. Tuttavia, nella nostra triste realtà umana, questo insegnamento è stato distorto, trascinato in direzioni diverse da anime impure. I primi problemi sorsero negli Stati Uniti tra i convertiti alla ROCOR degli anni ’70. Oggi sono tornati, esattamente per le stesse ragioni, di nuovo negli Stati Uniti, ma ora nell’Arcidiocesi greco-ortodossa, altamente americanizzata (…). Naturalmente, l’insegnamento sulle stazioni di pedaggio può essere presentato dagli scribi e dai farisei contemporanei (che possiamo chiamare letteralisti e ritualisti in ubn inglese moderno – e guai a loro) come causa di disperazione. Perché preoccuparsi quando comunque siamo tutti condannati? (Come dicono i calvinisti). Questo perché vedono tutto letteralmente, senza la misericordia di Dio. Tali fondamentalisti, sempre aggressivi, creano depressione e disperazione perché non hanno amore. D’altra parte, ci sono anche i liberalisti e gli ecumenisti di oggi, i moderni sadducei (come i molto protestanti e molto aggressivi attivisti laici anti-monastici nell’Arcidiocesi greco-ortodossa negli Stati Uniti), che vi diranno che questo insegnamento non esiste! Queste sono persone come quelle che hanno dipinto un affresco (che esiste davvero in un monastero “ortodosso” greco in Inghilterra), dove mostrano il Giudizio finale senza mostrare l’inferno, ma solo il paradiso. Quando ho chiesto a uno dei monaci perché lo avevano dipinto così, mi è stato detto che era perché probabilmente saremmo tutti salvati! Anche qui, perché preoccuparsi? Origene trionfa nella scuola di Parigi.
L’insegnamento sulle stazioni di pedaggio è chiaro ed equilibrato. Dopo la morte le nostre anime saranno messe alla prova e scopriremo se siamo più vicini agli angeli o più vicini ai demoni. Ma anche questa non è la nostra ultima possibilità. Se le persone sulla terra ci hanno amato e che ancora ci ricordano pregano per noi, possiamo essere trascinati lontano dall’inferno e portati alle porte del paradiso con le loro preghiere.