LE SOLENNITÀ LITURGICHE IN ONORE DELLA VERGINE NELLE CHIESE D’ORIENTE

Nelle ultime settimane abbiamo dedicato, anche su gentile sollecitazione di numerosi amici de “I sentieri dell’icona”, ampio spazio alle tematiche relative alla venerazione della Madre di Dio nella Chiesa d’Oriente. Completiamo la panoramica con un calendario, tratto dal sito ortodossia.it della Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta e a cura del protopresbitero Iossif Restagno, delle principali festività liturgiche dedicate a Maria. Una precisazione: per la fonte utilizzata, le date sono quelle del calendario gregoriano e coincidono dunque con le ricorrenze della Chiesa latina. Altre comunità ortodosse, come il Patriarcato di Mosca, hanno, come è noto, in uso il calendario giuliano che “fa slittare” le medesime solennità di due settimane in avanti.

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Ogni giorno ed ogni ora la nostra santa Chiesa offre inni e lodi alla santissima Theotòkos. Non esiste una sola ufficiatura o Sacramento della nostra Chiesa, che non preveda ad un certo punto inni e dossologie particolari a Lei rivolte. La santissima Theotòkos in verità non ha affatto bisogno delle nostre lodi. Perché allora Le viene dedicato una parte del culto quotidiano e anche dei giorni speciali in cui viene solennemente celebrata? Innanzi tutto è un esperienza reale il beneficio che si ricava in questo esercizio: anche soltanto sostare davanti ad una sua icona ortodossa fa discendere nell’animo un certo indescrivibile splendore, mentre le affidiamo i segreti e gli affanni del cuore insieme con tutte le difficoltà e i problemi quotidiani che il vivere e mantenere una famiglia o l’avere comunque delle responsabilità comporta. L’intelletto spirituale, le profondità del cuore, il centro dell’anima vengono liberati dagli affanni e dalle preoccupazioni materiali ed innalzate verso le cose celesti. Nella liturgia dei sacramenti e soprattutto nella Liturgia eucaristica, che noi ortodossi denominiamo Divina Liturgia, è presente la grazia divina, che è la grazia del figlio di Lei. Si tratta in definitiva di vivere, sperimentare personalmente e tutti insieme, comunitariamente con tutte le forze e le energie dell’anima questa realtà cosmica e salvifica. Quando l’anima, lo spirito e il cuore vengono ricolmati di questa realtà increata, la misericordia e la grazia di Dio onnipotente e compassionevole discendono abbondanti.
Per questa ragione la nostra Chiesa ha individuato alcuni avvenimenti storici della vita della Panaghìa perché vengano festeggiati ogni anno in date fisse. Si tratta appunto delle feste mariane, che ora descriviamo brevemente.

Il Concepimento (9 dicembre) e la Nascita (8 settembre) della Theotòkos
Il Concepimento avuto da s. Anna è descritto nel Sinassario della festa, che attinge dai Vangeli apocrifi, soprattutto dal cosiddetto Proto-Vangelo di Giacomo: si narra come il Signore inviò un angelo ai giusti Gioacchino ed Anna, per annunziar loro che la sterilità di Anna era finita: essa avrebbe concepito e dato alla luce in tarda età e in modo completamente naturale, come avvenuto a Sara, la moglie del patriarca Abramo. La creatura che stava arrivando sarebbe divenuta Madre di Dio mediante un concepimento ed un parto al di sopra delle leggi di natura.
Concepimento e nascita della Madre di Dio sono in realtà il frutto della temperanza e della virtù, oltre che delle preghiere dei santi progenitori e nonni di Cristo Dio, Gioacchino ed Anna. E’ la loro condotta di vita virtuosa ad attrarre lo sguardo e la predilezione di Dio, che li rende genitori della Madre di Dio e progenitori di Dio.
Con la Nascita della Theotòkos ha inizio la salvezza della stirpe umana e di tutto l’universo. In quello stesso giorno fu stabilita sulla terra quella scala vista nel sogno profetico dal patriarca Giacobbe: la scala che congiunge la terra e il cielo, da cui discese il Signore Gesù per congiungersi a noi e condurci fino alla destra del Padre, sul trono della gloria. La nascita della Panaghìa è l’inizio del ritorno al Paradiso. Non appena appare nel mondo la Theotòkos, tutto il creato esulta e festeggia.

L’ingresso nel Santo dei Santi (21 novembre)
I progenitori di Dio Gioacchino e Anna, ricevuta la Panaghìa in dono da parte di Dio, promettono di restituirla al Signore, consacrando a Lui la creatura prodigiosamente ottenuta contro ogni ragionevole speranza. All’età di tre anni la fanciulla è condotta dai genitori al tempio di Gerusalemme e da loro affidata al sommo sacerdote. Nel Tempio la Vergine trascorre dodici anni, vivendo come in Paradiso, a faccia a faccia con Dio stesso, in un tipo di vita simile a quello degli angeli, completamente ed esclusivamente dedicandosi al servizio di Dio, con il quale la familiarità si accresce a tal punto da non esser nemmeno più nutrita da cibo materiale. Questa nuova esistenza prepara la strada che dovrà percorrere non solo lei individualmente, ma tutta l’umanità che vorrà ricongiungersi col cielo.
Solleviamo il nostro intelletto spirituale dal turbamento del mondo e sospingiamolo verso i cieli eccelsi, nel Santo dei Santi in cui ora dimora la Theotòkos (San Gregorio il Teologo, detto anche il Nazianzeno).

L’Annunciazione della Theotòkos (25 marzo)
La Panaghìa dopo la sua permanenza nel Tempio, visse a Nazareth nel periodo del suo fidanzamento a Giuseppe, futuro sposo. Mentre si trovava là, riceve la visita dell’arcangelo Gabriele, inviato da Dio per annunziarle e spiegarle l’imminente concepimento e nascita del Figlio di Dio nel suo purissimo grembo.
Fu sufficiente dunque la virtù di un’unica anima ad arrestare il male e la malvagità di tutta l’umanità in tutte le epoche. L’ombra dello Spirito Santo si stende su di Lei, non appena ha espresso il suo libero assenso con le parole: Ecco la serva del Signore, avvenga in me secondo la tua parola: in quell’istante avviene il concepimento secondo la carne nella natura umana del Creatore dell’universo.
Viene plasmato da verbo materno il Verbo del Padre e viene creato con voce di creatura il Creatore.

La Sinassi della Santissima Madre di Dio (26 dicembre)
Il giorno immediatamente successivo al Natale di Cristo, cioè il 26 dicembre, viene venerata la persona che è stata il laboratorio dell’unione delle due nature (umana e divina) del Signore. Diventando madre del Creatore la Panaghìa è diventata veramente Theotòkos (Madre di Dio) e regina di tutte le creature.

L’ incontro del Signore (2 febbraio)
E’ una delle più antiche celebrazioni religiose. È il giorno della purificazione della Panaghìa durante il suo puerperio (Luca 2,12), il giorno della presentazione del Signore Gesù Cristo come bimbo al tempio e l’accoglienza da parte del vecchio Simeone, quaranta giorni dopo la nascita. Anche se la Panaghìa non era tenuta ad osservare la legge mosaica, avendo concepito in modo soprannaturale, rispettò comunque la legge mosaica. Questo comportamento dovrebbe fare da modello per tutti noi nel seguire i nostri doveri religiosi (Santa Confessione, Santa Comunione ecc.) tramite i quali ci purifichiamo e ci santifichiamo.
L’inno divino che ha cantato Simeone al bambino Gesù è il cantico dell’Antico Testamento di fronte al Nuovo Testamento: il profeta incontra l’ispiratore e l’oggetto della profezia stessa, il liberatore e salvatore del mondo, l’unico vero Dio, venuto ad illuminare tutti i popoli con la sua manifestazione. La Madre del Verbo creatore incarnato, regge fra le sue braccia materne l’Onnipotente, Colui che fa tremare la terra ed è inneggiato e lodato dagli angeli e venerato dagli arcangeli.
Questo giorno celebra anche l’offerta spontanea che la madre vergine compie nel tempio: è l’offerta e la consacrazione legale del primogenito che si compie, realizzando tutte le consacrazioni di primogeniti che venivano fatte nel tempio dall’epoca di Mosè in poi.
La realizzazione psicologica, l’equilibrio, la salvezza, la santificazione, il futuro eterno della donna dipendono dalla sua calorosa corrispondenza alla sua missione di essere madre come ha comandato Dio senza limiti razionalistici e vincoli egoistici. Proprio quello che ha fatto la nostra Panaghìa.

La Dormizione della Panaghìa (15 agosto) e la conclusione della celebrazione nove giorni dopo (23 agosto)
Il ciclo delle celebrazioni dedicate alla Panaghìa si conclude con la Dormizione che celebriamo il 15 agosto. L’inno principale del giorno si esprime in questo modo: Nel partorire hai conservato la verginità, con la tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio. Sei passata alla vita, tu che sei madre della vita e che con la tua intercessione riscatti dalla morte le anime nostre.
San Giovanni Damasceno presenta la Panaghìa come una persona che non solo accetta la morte, ma si affretta ad incontrare l’Unigenito, perciò lo prega di accettare tra le sue braccia la sua anima divina che si separa dal suo corpo che ha cresciuto Dio.
Dopo la Dormizione la Panaghìa, avendo nel cielo il suo regno appropriato, è stata innalzata alla destra del Re Gesù. Secondo la tradizione della Chiesa, quando è stata aperta la sua tomba per uno degli apostoli che non era riuscito ad essere presente il giorno della sepoltura, non si trovò il suo puro e immacolato corpo, ma solo la sua veste. Come, dopo la nascita, Cristo ha preservato la verginità della Panaghìa, così ha voluto venerare il suo corpo rendendolo immortale e trasferendolo in eternità prima della resurrezione comune (P.G. 96,741 B,728 C). Di solito la conclusione delle celebrazioni del Signore e della Panaghìa avevano luogo l’ottavo giorno dopo la celebrazione principale (eccetto Pasqua). La celebrazione della Dormizione della Panaghìa si conclude il nono giorno, secondo il rito della Chiesa antica per le commemorazioni funebri, che si tengono appunto il nono giorno dopo la morte del defunto.

Secondo il typikòn costantinopolitano si celebrano ancora due solennità della Madre di Dio, collegate agli avvenimenti appena ricordati: il 2 luglio La deposizione della Santa Veste a Vlacherne, risalente ai tempi di Leone il Grande e il 31 agosto la Deposizione della Santa Cintura, giorno in cui si ricorda anche la guarigione di Zoì, moglie di Leone il Saggio, ottenuta dalla intercessione della Panaghìa.
Il primo ottobre il calendario ortodosso universale riporta la celebrazione della Santa Protezione; in tempi recenti il Santo Sinodo della Chiesa di Grecia ha spostato al 28 ottobre questa celebrazione collegandola ad una festa civile. Anche questa celebrazione ebbe inizio ai tempi di Leone VI il Saggio (886-911) in seguito ad una famosa apparizione all’interno di una chiesa della Panaghìa nell’atto di ricoprire tutto il popolo con il suo manto.
Ancora legata a Costantinopoli è l’inaugurazione del Tempio della Fonte Vivificante, ricordata anch’essa nel nostro calendario universale il venerdì dopo Pasqua e collegata a suggestivi ricordi e leggende popolari, ben tramandati dai profughi che negli ultimi 50 anni hanno abbandonato, per motivi che potete immaginare quella città che hanno voluto rinominare Istanbul.
Esistono più di 300 designazioni della Panaghìa, come Mirtidiotissa, Glikofilousa, Portaitissa, Paramithia, Panaghìa di Soumelà, di Tinos, di Paros… Sfortunatamente spesso l’entusiasmo popolare trascura il consiglio dato da San Gregorio Teologo di celebrare non in modo sfarzoso o mondano, ma spirituale, senza cercare la soddisfazione dei nostri desideri, ma seguendo quello che piace a Dio, col rischio di aggravare le nostre malattie spirituali, anziché raggiungere la guarigione e la rigenerazione dello spirito: non corone e danze, ma la parola e la legge di Dio.