“NEL MONDO MA NON DEL MONDO”: LA LEZIONE DI UN ANZIANO DEL DESERTO

Il sito padridellachiesa.blogspot.it, al quale già in passato abbiamo attinto per testi più marcatamente attinenti alla spiritualità, ha pubblicato un “racconto esemplare” tratto dalla tradizione dell’Oriente cristiano. È una lettura che giova al cuore e che offre spunti di meditazione alla portata di tutti, al di là della profondità dell’esperienza di fede personale. Proprio con le accade nella relazione con le icone.

Un anziano raccontò: “Vi era un anziano che viveva nel deserto e, dopo aver servito Dio per molti anni, disse: “Signore, rivelami con chiarezza se ti sono stato gradito”. E vide un angelo che gli disse: “Non sei ancora diventato come l’ortolano che vive nel tal luogo”. L’anziano, stupito, disse fra sé: “Andrò in città a vederlo. Chi sa che mai avrà fatto per superare il lavoro e la fatica di tanti miei anni!”. Partì dunque l’anziano, giunse al luogo che l’angelo gli aveva indicato, e trovò quell’uomo occupato a vendere ortaggi. Si sedette accanto a lui per il resto del giorno e, quando ebbe finito gli disse: “Fratello, puoi ricevermi nella tua cella questa notte?”. Lo accolse con grande gioia. Giunto nella sua cella si mise a preparare il necessario per rifocillare l’anziano, e questi gli disse: “Fammi questa carità, fratello, raccontami la tua vita”. Poiché egli non voleva parlare, l’anziano insistette molto a pregarlo. Convinto dalle suppliche, l’uomo disse: “Mangio solo la sera; quando mi corico, tengo soltanto il necessario per il mio nutrimento; il resto lo do ai poveri e, se ricevo qualcuno dei servi di Dio, lo offro a lui. Quando mi alzo al mattino, prima di sedermi al mio lavoro dico che tutti gli abitanti della città dal più piccolo al più grande, entreranno nel Regno per la loro giustizia, mentre io solo erediterò il castigo per i miei peccati. Anche alla sera, prima di addormentarmi, dico la stessa cosa”. Udito ciò l’anziano gli disse: “Quest’opera è buona, ma non è tale da superare le mie fatiche di tanti anni”. Mentre si accingevano a mangiare, l’anziano udì che in strada si cantavano delle canzonacce; la cella dell’ortolano si trovava infatti in una zona di cattiva fama. Gli dice l’anziano: “Fratello, tu che vuoi vivere così secondo Dio, come mai rimani in questo luogo? Non ti turbi quando senti cantare queste cose?”. L’altro gli dice: “Ti dirò, padre, che non mi sono mai né turbato né scandalizzato”. “Ma cosa pensi in cuor tuo quando odi queste cose?”, chiede l’anziano. “Penso – egli dice – che essi entreranno certamente nel Regno”. A queste parole l’anziano, preso da ammirazione, disse; “Questa è l’opera che supera la mia fatica di tanti anni”, e inchinatosi davanti a lui soggiunse: “Perdonami, fratello, non sono ancora giunto a questa misura”. Quindi, senza toccar cibo, se ne tornò nel deserto.

(Apoftegmi, Raccolta alfabetica, anonimo N 67: Vita e detti cit., II, pp. 236-237)