UN AUGURIO SPECIALE AGLI AMICI ORTODOSSI: “GRAZIE PER I VOSTRI DONI”
|In concomitanza con il Natale ortodosso, lo storico, critico d’arte e saggista Alessandro Giovanardi, amico de “I sentieri dell’icona”, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un augurio particolare dedicato “agli amici e fratelli ortodossi”. Le parole di Giovanardi, che pure esprimono considerazioni a titolo personale, interpretano un sentimento diffuso anche fra i cristiani della tradizione latina ma soprattutto colgono il senso della bellezza radicato nella sensibilità dell’Oriente. Le condividiamo con i lettori del nostro sito.
Non sarò breve. Mentre auguro un luminoso Natale a tutti gli amici Ortodossi che seguono l’antico Calendario Giuliano, voglio ringraziarli per lo splendore delle loro liturgie e per la struggente grazia dei loro corali e chiedo loro di non mutare mai i loro riti solenni, la loro attenzione al decoro del Tempio di Dio, la loro cura per la sobria gloria del culto, anche in clima di stringente povertà.
Grazie per la superiore misericordia della bellezza, del silenzio, della contemplazione e della conoscenza, offerta in totale e naturale semplicità, col calore di una civiltà contadina che mi ricorda quella dei miei avi e, al contempo, mi fa sentire a Santa Sofia ai tempi di Giustiniano, o nella Cattedrale del Cremlino prima che la furia bolscevica spazzasse via i Romanov, sotto cui tornavano a prosperare le grandi botteghe dell’iconografia sacra.
Grazie anche per la lingua arcaica e a me incomprensibile, che mi offre un esercizio di noésis, d’intuizione pura, esercizio prezioso e raro e, liberandomi da razionalismo e irrazionalismo, mi insegna che comprendere non è capire. Grazie per la barriera dell’iconostasi che, impedendo il mio sguardo, in verità lo dischiude e velando rivela. Il diaframma d’immagini, che segna il luogo del Santuario cristiano, figlio diretto del Sancta Sanctorum ebraico del Tempio di Salomone dove aveva dimora la Maestà terribile dell’Altissimo, offre, infatti, un accesso al mondo invisibile nella gloria dell’oro e delle silenti figure dei Santi.
Grazie per le candele di cera e di miele, per l’incenso di rosa bulgara, che rendono i sensi e lo spirito attenti e vigili. Grazie: trovo da anni rifugio nella vostra chiesa quando l’orizzontalità di quelle occidentali rende tutto insipido e grigio, quando le chitarre, i cori sguaiati, la trascuratezza degli abiti e dei gesti dei celebranti, le architetture angoscianti e tetre, mi fanno sentire impartecipe e straniero (proprio mentre tutti inneggiano alla partecipazione e uccidono il silenzio e uccidono la preghiera), quando la tristezza per la dimenticanza di un passato linguistico, artistico,simbolico e musicale di suprema levatura (dove il gregoriano ospitava Gesualdo, Palestrina, Monteverdi ecc.), mi imbarazza. Sì un passato cancellato da una furia d’innovazione che, davanti a voi, amici Ortodossi (anche quando la vostra chiesa è piccola, le pitture semplici, il gusto ingenuo) mi fa arrossire di vergogna.