“LA VERITÀ DELL’ORTODOSSIA” SPIEGATA DAL FILOSOFO NIKOLAJ BERDJAEV (4)

Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev (in russo: Николай Александрович Бердяев; Kiev, 1874 – Clamart, 1948) è stato un filosofo russo. Dissidente anticomunista, espulso dalla Russia dai Bolscevichi nel 1922, emigrò in Francia, dove visse fino alla morte. Il blog “Cristiano ortodosso italiano” ha pubblicato, del grande pensatore, uno scritto dal titolo “La verità dell’Ortodossia” utile a comprendere il valore e la forza interiore della fede dell’Oriente cristiano (“l’altro polmone”, come la definiva, amorevolmente, San Giovanni Paolo II) anche per il lettore occidentale. Lo riproponiamo, in parti successive, per gli amici de “I sentieri dell’icona”.

di Nikolaj Berdjaev

L’individualismo è estraneo all’Ortodossia. Ad essa appartiene un collettivismo particolare. Una persona religiosa e una collettività religiosa non sono incompatibili tra loro. La persona religiosa è tale grazie ad una collettività religiosa e la collettività religiosa è fondata da persone religiose. In tal modo la collettività religiosa non diviene un’autorità esterna che opprime esternamente la persona stessa con insegnamenti e leggi. La Chiesa non è all’esterno delle persone religiose e tantomeno si oppone ad esse. La Chiesa è con loro e in mezzo a loro. In tal modo non è un’autorità. La Chiesa è una realtà piena di grazia che esprime unità, amore e libertà. Ogni genere di autoritarismo è incompatibile con l’Ortodossia perché questo comporta una frattura tra la collettività religiosa e la persona religiosa, tra la Chiesa e i suoi membri. Non può sussistere alcuna vita spirituale senza libertà di coscienza; non può sussistere neppure un vero concetto di Chiesa dal momento che essa non tollera degli schiavi in sè poiché Dio vuole che la persona sia libera. Ma l’autentica libertà religiosa e di coscienza, la libertà dello spirito, è resa evidente quando non è isolata autonomamente in una singola personalità, divenendo individualismo, quando è in una personalità consapevole d’essere una sovrapersonale unità spirituale, in unità con un organismo spirituale nel Corpo di Cristo, cioè nella Chiesa. La mia coscienza personale non è estromessa o posta in opposizione alla coscienza sovrapersonale della Chiesa, si rivela solo nella coscienza della Chiesa. Tuttavia, senza alcun approfondimento spirituale della mia coscienza personale, della mia personale libertà, la vita della Chiesa non si realizza dal momento che questa vita non può essere esterna alla persona e non può esserle imposta. Partecipare alla Chiesa richiede libertà spirituale. Tale libertà è necessaria non solo quando si abbraccia la fede per la prima volta – cosa che anche il Cattolicesimo riconosce – ma per tutta la vita cristiana. La libertà della Chiesa rispetto allo Stato è sempre stata precaria ma, nonostante ciò, l’Ortodossia ha sempre goduto libertà in seno alla Chiesa. Nell’Ortodossia la libertà è organicamente correlata con laSobornost ossia con l’attività dello Spirito Santo nella collettività religiosa che è rimasta nella Chiesa in tutti i tempi, non solo nei periodi in cui si celebravano i Concili Ecumenici. Sobornost significa la vita dei cristiani nella Chiesa e non ha mai avuto bisogno di qualche giuridica ed esterna approvazione. Neppure i Concili Ecumenici hanno avuto a che fare con qualche autorità giuridica indiscutibile ed esterna a loro. L’infallibilità e l’autorità sono caratteristiche di cui gode solo l’intero corpo ecclesiale attraverso la sua storia. I trasmettitori e i custodi di quest’autorità sono tutti i credenti che compongono la Chiesa. I Concili ecumenici godono della loro autorità non perché sono conformi ad esterne legali e giuridiche caratteristiche ma perché il popolo della Chiesa, l’intera Chiesa, li ha riconosciuti come ecumenici e genuini. E’ genuino solo quel Concilio ecumenico che ha l’assistenza dello Spirito Santo; l’effusione dello Spirito Santo non ha alcun criterio giuridico ed esteriore, è riconosciuta dal popolo cristiano perché si accorda con la loro interiore evidenza spirituale. Tutto ciò indica un carattere non giuridico e non normativo nella Chiesa ortodossa. Oltre a questo la coscienza ortodossa ha una comprensione molto più ontologica della Chiesa. Non la considera come un’organizzazione o una struttura, non come una società di fedeli, ma come un organismo religioso spirituale, come il Corpo Mistico di Cristo.

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L’Ortodossia ha una natura cosmica che non è sufficientemente espressa né dal Cattolicesimo né dal Protestantesimo. La Cristianità occidentale è principalmente antropologica. Invece la Chiesa è anche il cosmostheosis, di divinizzazione dell’uomo e dell’intero mondo creato. La salvezza non è che la deificazione (theosis). L’intero mondo creato, l’intero cosmo è soggetto alla deificazione. La salvezza è l’illuminazione e la trasfigurazione della creazione, non una giustificazione giuridica. L’Ortodossia si volge al mistero della Resurrezione come al sommo e finale scopo del Cristianesimo. E’ per questo che la festa centrale nella vita della Chiesa ortodossa è la festa di Pasqua, la Resurrezione gloriosa di Cristo. I raggi lucenti della Resurrezione pervadono il mondo ortodosso. La festa della Resurrezione ha un incommensurabile e grande significato più nella liturgia ortodossa che nel Cattolicesimo nel quale l’apice è visto nella festa della nascita di Cristo. Così mentre nel Cattolicesimo s’incontra principalmente il Cristo crocefisso, nell’Ortodossia si vede il Cristo risorto. Il percorso della Croce è il percorso dell’uomo ma esso porta l’uomo stesso e il resto del mondo verso la Resurrezione. Il mistero della Crocefissione può essere ignorato dietro a quello della Resurrezione. Tuttavia il mistero della Resurrezione è il massimo mistero dell’Ortodossia. Il mistero della Resurrezione non riguarda solo l’uomo, è una realtà cosmica. Per questo modo di vedere l’Oriente è molto più cosmico dell’Occidente che è antropocentrico. Nell’atropocentrismo occidentale c’è una sua forza e un suo significato ma indubbiamente anche un limite. Le basi spirituali dell’Ortodossia contengono un desiderio di salvezza universale. La salvezza non è compresa soltanto come un evento individuale ma collettivo che abbraccia tutto il mondo. Perciò l’Ortodossia non avrebbe mai potuto concepire quell’affermazione di Tommaso d’Aquino in base alla quale la persona retta del Paradiso sarà deliziata dalla sofferenza dei peccatori in Inferno. Alla stessa maniera l’Ortodossia non potrebbe mai proclamare l’insegnamento sulla predestinazione né nella sua forma estrema (Calvino) né in quella immaginata dal beato Agostino. Contrariamente a ciò diversi padri orientali della Chiesa, da Clemente di Alessadria a Massimo il Confessore, sostenevano l’idea dell’Apokatastasis, della salvezza universale e della Resurrezione. Tale è la carattersitica contemporanea del pensiero religioso russo. Il pensiero ortodosso non è mai stato ossessionato dall’idea della giustizia divina e non ha mai dimenticato l’idea dell’amore divino. Così l’uomo è stato principalmente definito dall’idea della trasfigurazione e della deificazione umana e cosmica, non dalla giustizia divina. cristianizzato; in essa l’intero mondo creato è soggetto all’effetto della grazia dello Spirito Santo. L’apparizione di Cristo ha un significato cosmico, cosmogonico; è e significa una nuova creazione, un nuovo giorno della creazione del mondo. La comprensione giuridica della redenzione, come se fosse un processo giuridico avvenuto tra Dio e l’uomo è piuttosto estraneo all’Ortodossia. Essa ha una comprensione ontologica e cosmica dell’apparizione di una nuova creazione e di un’umanità rinnovata.

(4-continua)