S. CRISTOFORO, IL MARTIRE “CINOCEFALO” AMATO DALL’ICONOGRAFIA BIZANTINA

Il 9 maggio scorso la Chiesa ha celebrato la memoria di San Cristoforo “cinocefalo”: si tratta di una delle figure più emblematiche della storia della cristianità, riguardo alla quale alcuni testi sono già disponibili nel nostro sito (basta utilizzare il motore di ricerca interno). Di seguito, tuttavia, riportiamo, per la ricchezza documentale, il contributo sull’argomento pubblicato dal blog Testimonianza ortodossa.

San Cristoforo “cinocefalo” martire (III sec.) è un Santo che subì il martirio intorno 249-251 d.C. Cristoforo era un guerriero appartenente a una rozza tribu di antropofagi; si chiamava Reprobo e nell’aspetto “dalla testa di cane” (come lo definiscono gli Atti) dimostrava vigoria e forza. Il suo nom ha un significato etimologico: Cristoforo infatti significa, in greco, “(colui che) porta Cristo”.

Storia
Egli era un giovane gigante che si era proposto di servire il signore più potente. Per questo fu successivamente al servizio di un re, di un imperatore, poi del demonio, dal quale apprese che Cristo era il più forte di tutti: di qui nacque il desiderio della conversione. Servedo al cospetto di un re,un giorno in presenza di un giocoliere che cantava una canzone nella quale si nominava il diavolo, vide che il re, tutte le volte che lo si nominava, si faceva il segno della croce. Cristoforo, dubbioso e inquieto, chiese al re la spiegazione del suo comportamento. Visto che questi tentennava, minacciò di andarsene. Allora finalmente gli confidò: “Quando sento nominare il diavolo, mi faccio il segno della croce per togliergli ogni possibilità di nuocermi”. Cristoforo logicamente concluse che il diavolo era più forte del re. Lo lasciò, e si mise alla ricerca… del diavolo, per mettersi al suo servizio. Vista l’ubiquità del soggetto, non dovette faticare molto in questa ricerca. Infatti percorrendo una landa deserta vide venirgli incontro un personaggio dall’aspetto terribile che gli chiese: “Dove vai e chi cerchi?”. Cristoforo gli rispose: “Sto cercando il signor Diavolo perché ho sentito dire che è il più forte”. E il diavolo, antico Maestro di menzogna, gli rispose: “Sono io quello che cerchi”.
Ed ecco Cristoforo mettersi al suo servizio: lo seguiva e gli obbediva docilmente. Un vero discepolo.
Ma un giorno incontrarono una Croce e il diavolo cambiò precipitosamente strada. La cosa non gli sfuggì: “Che significa questo? Perché eviti la Croce?”. Il diavolo fece finta di non capire e non rispose. Ma l’altro continuò: “Si direbbe che tu ne abbia paura”. Di nuovo silenzio. Poi alla minaccia di abbandonarlo per sempre, il diavolo si vide costretto a “confessare” quell’unica debolezza di aver paura davanti alla Croce da quando un certo Gesù Cristo vi era morto sopra… Cristoforo logicamente concluse: “Allora se hai paura vuol dire che non sei tu il più forte. Addio, camminerò fino a trovare questo Gesù Cristo”. E abbandonò il diavolo al suo destino.
Di nuovo in cammino, di nuovo alla ricerca del più forte. “Dov’è Gesù Cristo” chiese alla gente. Gli dissero: “Vai da quell’eremita laggiù. Ti mostrerà Gesù Cristo”. Andò e lo trovò: era un povero eremita tutto capanna, penitenza e preghiera. “Che cosa devo fare per vedere Gesù Cristo?” gli chiese subito. Che domanda. Il povero eremita era sì un santo ma non era esperto nel discernimento dello spirito, non aveva avuto tempo di aggiornarsi. Ed inoltre non conosceva il proverbio che dice che prima di conoscere una persona bisogna consumare un paio di scarpe camminando insieme.
“Digiunare”. Lo guardò perplesso: “Digiunare? Non sono capace. Insegnami un altro mezzo”. Rispose: “Per vedere Gesù Cristo bisogna pregare molto”. Cristoforo rispose: “È un’altra cosa che non posso fare perché non so cosa significhi pregare”. L’eremita allora gli indicò il fiume dicendogli: “Nessuno può attraversarlo senza pericolo di morte. Ebbene, mettiti sulla sua riva: la tua enorme statura e la tua prodigiosa forza ti serviranno a trasportare da una riva all’altra i viaggiatori. Faresti un servizio che a Cristo sarebbe molto gradito. Allora potrai vederlo”.
Soddisfatto finalmente gli rispose: “Questa è una cosa che posso fare e, per servire Cristo, la farò”.
“Chi non porta la mia croce su di sé, non è degno di me” (Matteo, 10: 38).
E fece proprio così con impegno, giorno e notte, verso tutti senza discriminazione. Ed era anche contento. Ma quando avrebbe visto Gesù Cristo?
Una notte sentì la voce di un bambino che lo chiamava: “Cristoforo, vieni, aiutami ad attraversare il fiume”. Cristoforo uscì dalla sua capanna ma non vide nessuno. E così fu una seconda volta. Nessuno. Alla terza volta finalmente vide un bambino che lo pregava di aiutarlo: “Vieni e trasportami all’altra riva”. Cristoforo si caricò il bambino sulle spalle e cominciò la traversata. Doveva essere una traversata molto semplice invece tutto a poco a poco si complicò.
Il peso sulle spalle aumentava sempre di più, l’acqua saliva sempre di più: e lui, il gigante, per la prima volta, credette di non farcela. Ma ci riuscì anche questa volta.
Allora gli disse: “Bambino mio, Tu mi hai messo in un bel pericolo. Pesavi così tanto come se avessi avuto il mondo intero sulle mie spalle”. E il bambino: “Non meravigliarti, Cristoforo, tu hai portato sulle tue spalle non solo il mondo intero, ma anche Colui che lo ha creato. Io sono Gesù Cristo, il padrone che tu servi. In segno della verità delle mie parole, pianta il tuo bastone, vicino alla tua capanna: domattina, lo vedrai carico di fiori e di frutti”. E il bambino sparì. E l’indomani il suo bastone era una palma carica di datteri…Dopo questo avenimento Il Signore trasformo` il suo viso dalle sembianze si un cane-lupo a quello di una persona normale.

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Martirio
Cristoforo subì il martirio per aver rifiutato di rinnegare la fede. Molti furono i supplizi che dovette subire poiché nessuno si dimostrava efficace; quando l’imperatore Decio ordinò che fosse colpito con le frecce, tutti gli arcieri sbagliarono mira e uno di essi colpì in un occhio lo stesso Decio. Prima di essere, alla fine, decapitato, il santo suggerì a Decio di porre sulla ferita un po’ del suo sangue, assicurandogli la guarigione. Il miracolo avvenne, e l’imperatore si convertì alla fede cristiana.

Iconografia
Viene raffigurato in moltissime icone e affreschi bizantini con le fattezze di cinocefalo. Nella Passio sancti Christophori martyris, un testo presente in varie opere di patristica e che ebbe molta diffusione in epoca medioevale, viene narrata la leggenda del santo, che sarebbe proprio un Cinocefalo convertitosi al cristianesimo.
Sinassario Ortodosso Reprobo, che con il battesimo assunse il nome di Cristoforo, fu martire in Licia, sotto Decio (249-251). Egli, vedendo le persecuzioni che si operavano contro i cristiani, accusò pubblicamente i tiranni della loro crudeltà e abbracciò la fede cristiana. Per questo fu arrestato, imprigionato, tentato con ogni mezzo e torturato, ma non riuscendo in alcun modo a fargli rinnegare Cristo, fu infine decapitato.