OLIVERO (SERMIG TORINO): “NATURALE AFFIDARE I GIOVANI ALLA MADRE DI DIO”

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“Il rapporto con la Madonna ha attraversato tutta la mia vita. Da bambino mia mamma, che amava la Madonna, mi aveva insegnato a pregarla, e io con naturalezza ho incominciato a masticare Ave Maria. Crescendo, la Madonna ha sempre accompagnato la mia vita, quella della mia famiglia, dei miei amici”, così Ernesto Olivero (nella foto sopra), fondatore del Sermig, interviene sul numero di maggio de “La Porta Aperta”, il mensile di “Avvenire” dedicato al Giubileo in distribuzione da domenica 8 maggio 2016 e dedicato al mese mariano e ai Santuari. “L’abbiamo coinvolta in tutte le sfide della nostra fraternità – spiega Olivero -, dall’attesa dell’Arsenale della Pace, all’inizio della trasformazione, dall’apertura ai drammi della fame, del sottosviluppo, delle guerre nel mondo, all’accoglienza dei primi profughi. All’inizio di ogni opera di misericordia è stata sempre la prima a essere invocata, da quando è nato il Sermig a oggi”.

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Il fondatore dell’Arsenale della pace sottolinea lo speciale rapporto che lega la Madonna ai giovani: “Quando anni fa la vita della nostra Fraternità si è incrociata con quella di tanti giovani e ci siamo resi conto della povertà che c’è in tanti di loro è stato naturale affidarli a Maria, una ragazza come loro che ha mantenuto quella purezza di cui hanno sete anche se non lo sanno. Dal 4 novembre 2000 abbiamo iniziato a pregarla ogni giorno per i giovani – quelli che ci frequentano e quelli che non riusciamo a raggiungere – come Madre dei Giovani”. Una Madre che ha un volto, “quello di un’icona russa custodita nella chiesa dedicata ai giovani” e “dipinta nell’ottocento seguendo la tradizione di san Giovanni Damasceno: è la Madre di Dio dalle Tre Mani (sopra, l’icona custodita a Torino). Tre mani perché ragazzi e giovani hanno oggi un bisogno estremo di aiuto, hanno bisogno di conoscere il Volto della Misericordia”.

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Olivero racconta che una delle domande che gli vengono rivolte più frequentemente è “Cos’è la castità?”: “Capisco che dietro questa domanda c’è il desiderio di capire un modo di vivere diverso rispetto a quello proposto dal mondo, uno stile di vita che lasci trasparire purezza e autenticità. È una curiosità – conclude – che rivela la loro sete di relazioni pulite, di scelte di vita che comunichino qualcosa di quel Dio che non conoscono ma che in qualche modo non smette di affascinarli”.