ALLE SORGENTI DELL’ICONOGRAFIA FRA TEOLOGIA E GRANDE LETTERATURA

di don Sergio Mercanzin
fondatore Centro Russia Ecumenica di Roma
La parola icona deriva dalla parola greca eikòn, che significa immagine. Nella storia dell’arte, come anche nell’accezione comune, per icona s’intende un dipinto di genere sacro, eseguito su tavola di legno, spesso portatile, fatto con una tecnica particolare e secondo una tradizione tramandata nei secoli. Soggetti dell’icona possono essere Gesù Cristo, la Madre di Dio, angeli, santi e festività del ciclo liturgico. Solo l’incarnazione di Nostro Signore l’ha resa possibile ed essa è molto più di una semplice raffigurazione. Infatti nell’Antico Testamento Dio aveva proibito che si tentasse di fare la sua immagine (Dt 4,12 e 15). San Giovanni Damasceno riprendeva le obiezioni di quanti si opponevano al culto delle immagini: “Come fare un’immagine dell’Invisibile? Chi potrebbe rappresentare i suoi tratti, se non vi è nessuno simile a Lui? Come rappresentare Colui che non ha né quantità, né grandezza, né limiti? Quale forma attribuire a Colui che è senza forma? Ma se tu vedi che l’incorporeo si è fatto uomo per te, allora puoi esprimere la sua immagine umana. Poiché l’invisibile, incarnandosi, si è mostrato visibile, è ovvio che puoi dipingere l’immagine di Colui che è stato visto”.
Con l’incarnazione, cioè con l’assunzione della natura umana, materiale e corporea, da parte dei Figlio di Dio, nasce anche l’icona. Gesù Cristo infatti non è soltanto il Verbo di Dio, ma anche la sua immagine, come dice san Paolo: “Cristo è l’immagine (eikòn) del Dio invisibile”, (Col 1,15). La prima e fondamentale icona è perciò il volto stesso di Cristo. E il Cristo può venire rappresentato, perché non si tratta più del Dio trascendente e inaccessibile alla vista, ma di una Persona concreta: la sua icona non rappresenta né la sola natura divina, né la sola natura umana, ma la sua Persona, la Persona del Dio-uomo che unisce in sé “senza mescolanza né divisione” le due nature. Così, nel caso dei Verbo incarnato, la proibizione dell’Antico Testamento di raffigurare Dio non ha più senso.

Don Sergio Mercanzin, fondatore del Centro Russia Ecumenica di Roma e componente del Comitato scientifico de "I sentieri dell'icona"
Don Sergio Mercanzin, fondatore del Centro Russia Ecumenica di Roma e componente del Comitato scientifico del progetto culturale e del sito Internet “I sentieri dell’icona”

ICONA, FINESTRA SUL MISTERO
Ha scritto il teologo ortodosso russo Nikolaj Zernov: “…in casa, in viaggio, nei momenti di pericolo o di felicità, l’ortodosso ha bisogno delle icone, ha bisogno di guardare attraverso esse, come attraverso una finestra, il mondo che è al di là dei tempo e dello spazio, e di riceverne l’assicurazione che questo pellegrinaggio terreno è solo l’inizio di un’altra vita migliore e più completa”. L’icona trova posto nell’intera vita, sia privata che collettiva, del credente orientale. E trova posto anche nella letteratura.
Un breve e delizioso racconto dei grande scrittore russo Nikolaj Leskov (1831-1895), L’angelo sigillato, parla di una comunità itinerante di contadini e artigiani. La comunità cammina preceduta da un’antica icona russa raffigurante l’Angelo custode e percorre gli sterminati spazi della Russia. Tranquillità spirituale, fortuna, salute e lavoro l’accompagnano finché, in seguito a varie vicende, l’icona dell’Angelo insieme ad altre, non viene sequestrata dalle autorità. Tutti precipitano in una disperazione indicibile. Ecco come l’anziano della comunità parla a un viaggiatore di passaggio: “Due di queste icone occupavano un posto a parte. Una era la Santissima Regina del Cielo, l’altra era l’Angelo custode: è impossibile dire a parole la loro bellezza. Alla vista della Purissima Madre di Dio si prosternavano perfino gli alberi. il nostro cuore fremeva e si struggeva. E l’Angelo, che gioia! Era qualcosa di ineffabile! Il suo volto, lo vedo ancora, risplendeva di una luce divina e soccorrevole … Contemplavi quelle ali e i tuoi timori svanivano. Pregavi: ‘proteggimi’ e subito la pace ti scendeva nell’anima”.