SAN GREGORIO NAZIANZENO: “IL MISTERO DI DIO DIVENUTO UOMO”

Quello che ora è uomo [Cristo], fu anche un essere non composto. Orbene, quello che era, rimase, mentre assunse quello che non era. All’inizio era senza causa: qual è, infatti, la causa di Dio? Ma successivamente ebbe origine da una causa, e questa causa fu il volere salvare proprio te, che l’oltraggi, che proprio per questo disprezzi la natura divina del Figlio, perché accettò di prendere su di sé la tua grossolanità carnale, unenedosi alla crna per mezzo dell’intelletto intermediario: divenne Dio l’uomo terreno, poiché si fu unito a Dio, che fu fatto un solo essere in quanto l’elemento migliore ebbe il sopravvento, affinché io potessi diventare Dio tanto quanto Dio divenne uomo. Egli fu generato, sì, ma era già stato generato prima; nacque da una donna, ma ella era una vergine. Il primo aspetto è umano, il secondo è divino. Fu privo di padre da un lato, ma fu anche privo di madre dall’altro: ma tutto quanto il risultato ne costituisce la natura divina. Fu portato, sì da un grembo di donna, ma fu riconosciuto da un profeta che era anch’egli portato in un grembo e che fece un balzo all’accostarsi del Logos, per mezzo del quale egli fu fatto. Fu avvolto in fasce, è vero, ma fu anche liberato dalle fasce della sepoltura allorquando risorse dal sepolcro. Fu posto in una mangiatoia, ma fu glorificato dagli angeli e fu indicato da una stella e fu adorato dai Magi […] Non aveva “forma né bellezza” (Is 53,2) agli occhi dei Giudei, ma per David era “perfetto nella sua bellezza al di là di tutti i figli degli uomini” (Sal 43,3), e inoltre risplendette sulla montagna e divenne più luminoso del sole, introducendoci ai misteri del futuro.

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Fu battezzato, sì, in quanto uomo, ma cancellò i peccati, in quanto era Dio, e fu battezzato al fine di santificare le acque. Fu tentato in quanto uomo, ma vinse in quanto Dio, e ci esorta ad avere coraggio, perché egli vinse il mondo. Provò la fame, ma dette da mangiare alle migliaia, ed è il pane di vita disceso dal cielo. Ebbe sete, ma gridò: “se uno ha sete, venga a me, e beva” (cf. Gv 7,37), e promise di trasformare in fonti di acqua coloro che avrebbero creduto. Fu stanco, ma è il riposo di coloro che sono stanchi e sono angosciati. Fu appesantito dal sonno, ma fu reso leggero fino a camminare sul mare e dette ordini ai venti e e quando Pietro sprofonda nelle acque egli lo solleva. Paga la tassa, ma trova la moneta in bocca a un pesce ed è il signore di coloro che gli richiedono la tassa. Si sente chiamare samaritano e indemoniato, ma salva colui che discende da Gerusalemme ed incappa nei briganti; e inoltre è riconosciuto dai demoni e altri ne caccia via e sprofonda nell’abisso la legione degli spiriti e “vede cadere come un lampo” il capo dei demoni (cf. Lc 10,18). Viene lapidato, ma non è catturato. Prega, ma esaudisce. Piange, ma fa cessare le lacrime. Domanda dove è stato riposto Lazzaro, perché era uomo: ma risuscita Lazzaro, perché era Dio. È venduto, e a un prezzo fin troppo basso (a soli trenta denari d’argento), ma è lui che riscatta il mondo, e a gran prezzo, cioè al prezzo del suo sangue.

Come una pecora è condotto al macello, ma è il pastore di Israele, ed ora anche di tutta quanta la terra. Come un agnello è senza voce (cf. Is 53,7), ma è il Logos, annunciato dalla voce di colui che grida nel deserto. È stato malato, è stato ferito, ma “guarisce ogni malattia e ogni debolezza”. È sollevato “sul legno” (1Pt 2,24), vi viene conficcato, ma ci ricrea per mezzo del “legno della vita” e salva anche i ladrone che era stato crocifisso insieme a lui e diffonde la tenebra su tutto quello che si vede. Gli vien dato da bere aceto, gli vien dato come cibo il fiele: a chi? A colui che mutò l’acqua in vino, a colui che fece sparire il gusto amaro, colui che è “dolcezza e tutto intero desiderio” (Cant 5,16). Consegna la sua anima al Padre, ma ha la potestà di riprendersela, e lacera il velo del Tempo (ché si manifestano le realtà superne), fa spezzare le pietre del sepolcro e i morti risuscitano prima del tempo. Muore, ma “vivifica” e distrugge la morte con la morte. Vien sepolto, ma risorge. Scende all’Ade, ma ne conduce fuori le anime e risale ai cieli e verrà a giudicare i vivi e i morti.

Gregorio Nazianzeno
Orazione 29(3),19-20
tratto da G.N., I cinque discorsi teologici, Città Nuova, pp. 122-124