“LA SINDONE DI RUBLEV”: INDAGINE SU UN GRANDE ENIGMA
|(da www.tellusfolio.it) – Il 4 luglio nascono gli Stati Uniti d’America. Ma questa data a noi interessa, qui, perché in essa cade la ricorrenza di un santo. Il suo nome è Andrej Rublëv (1360-1430), il più grande pittore di icone della Russia, canonizzato, per l’appunto, dalla Chiesa ortodossa russa. Al sublime pittore e facitore di icone dedicò un magnifico film quel genio di Andrej Tarkovskij (una pellicola assolutamente da rivedere). E poi c’è la Sindone, il sacro volto del Cristo impresso in un lenzuolo di lino utilizzato per avvolgerne il martoriato corpo nel sepolcro. Quale la liaison, a parte la figurazione del viso del Messia, fra una delle più famose icone di Andrej Rublëv e la Santa Sindone, posto che sulla genesi e la datazione di quest’ultima si discute da lungo tempo?
Ci ha pensato Maurizio De Cicco – 53enne milanese di Bollate a suo tempo spostatosi con la famiglia a Follonica dallo splendido golfo, quindi stabilitosi nella splendidissima Firenze – con un piccolo, ma prezioso e affascinante, libro, vale a dire La Sindone di Rublev-Studio sull’identità dei due volti, di recente rieditato da Angelo Pontecorboli Editore. Già dal titolo si evidenza il crossover fra l’icona di Rublëv presa in esame e il sofferente viso della Sindone. E in effetti, nonostante gli occhi aperti dell’una non corrispondano agli occhi chiusi dell’altra, la sovrapposizione è sorprendente. Come se l’artista fosse a conoscenza della Sindone o come se la sua creatività e immaginazione fossero guidate, nello stendere profilo e colori, da un’invisibile e superiore mano.
Tutto ciò per lo studioso di Follonica rappresenta un “pretesto” per dipanare un viaggio nel suggestivo mistero della Sindone, indagata come pochi altri manufatti nella storia dell’umanità, fra ipotesi storico-scientifiche che ne pongono la creazione nel medioevo, scetticismo o accettazione fideistica. Anche la NASA, lo ricordiamo, si è dedicata al tema. A prescindere dalla posizione assunta riguardo alla Sacra Sindone, in questo periodo peraltro in ostensione a Torino, le pagine del libro di Maurizio De Cicco si sviluppano e svolgono con maestria catturando l’attenzione del lettore, agnostico o credente che sia. Ciò che, inoltre, balza agli occhi evidente nella lettura del libro del De Cicco è il suo aspetto sapienziale, senza mai divenire acritica saccenteria. Lo studio da parte dell’autore, al di là dello specifico oggetto, è stato accurato, ricca la materia esposta e innumerevoli le testimonianze e i documenti riportati, con riferimenti colti, citazioni, echi, rimandi. Pittura, fotografia, storia, arte, le scritture blibliche, nulla viene trascurato, sia pur nelle ridotte dimensioni del testo, per supportare le proprie tesi, idee e interpretazioni.
Si potrà non concordare, forse, con le tesi dell’autore, ma l’itinerario attraverso il quale si è condotti, con l’intelletto e il sentimento, spalanca nuove viste. Mere coincidenze? Pure visioni? Se le domande valgon più delle risposte, La Sindone di Rublev è ben capace di suscitarne.